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Chiuse le ricerche dei dispersi nel naufragio in Grecia. Uno dei presunti scafisti confessa. Atene chiede aiuto all’Europol

Ha confessato una delle nove persone fermate dalle autorità greche e accusate di far parte della squadra di scafisti che ha organizzato la traversata per oltre 600 persone a bordo dell’imbarcazione naufragata al largo di Pylos. Mentre sono ancora in corso le ricerche dei dispersi, con 104 persone tratte in salvo e 78 decessi accertati, uno degli egiziani in custodia ha ammesso di aver ricevuto del denaro per svolgere lavori a bordo della nave Adriana durante il viaggio, ma ha smentito di essere un “membro chiave” nel traffico di migranti. Le autorità greche hanno chiesto l’aiuto di Europol per portare avanti le indagini.

Un semplice gregario, insomma, stando alle sue dichiarazioni. Se quello che dice è vero, resta da capire chi siano gli altri organizzatori del viaggio che si è concluso con una delle più gravi stragi nelle acque del Mediterraneo. Le altre 8 persone fermate, infatti, hanno negato le accuse di aver costituito un’organizzazione criminale, aver causato un naufragio e aver messo in pericolo la vita delle persone a bordo. Secondo le accuse, invece, le persone fermate, tutte di età compresa tra i 20 e i 40 anni, avrebbero composto l’equipaggio della nave, rivestendo ruoli distinti nel traffico di migranti. “Si è trattato di un traffico organizzato che era in preparazione da 40, forse 50 giorni”, ha dichiarato un funzionario della Guardia Costiera greca.

Atene chiede l’assistenza di Europol per le indagini nella tragedia del peschereccio naufragato mentre si chiude la ricerca di sopravvissuti. L’inchiesta è incentrata proprio sui nove presunti scafisti sopravvissuti, tutti egiziani di età compresa fra i 20 e i 40 anni. Uno di loro è ancora in ospedale. Sono stati indicati come membri dell’equipaggio da altri sopravvissuti. Sono accusati di omicidio colposo, traffico di esseri umani e di fare parte di una organizzazione criminale, una struttura che ha organizzato 18 passaggi pericolosi dalla costa libica all’Italia negli ultimi mesi. Tutti i profughi a bordo avevano versato fra i 5mila e i 6mila euro per il passaggio.

Intanto la ong Alarm Phone ha diffuso un comunicato con il quale si offre un aggiornamento della situazione, si offrono informazioni utili ai superstiti e ai familiari dei passeggeri dell’imbarcazione e si lanciano alcuni appelli alle autorità. Tra questi, ce n’è uno che tratta proprio la questione dei trafficanti di uomini a bordo. Secondo l’organizzazione, “coloro che traggono profitto dall’organizzazione di tali viaggi non si troveranno sulle barche. Assistiamo ripetutamente a persone accusate ingiustamente e comunque condannate a molti anni di reclusione. Questo accade perché le autorità hanno bisogno di capri espiatori“.