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Riforma giustizia, Lirio Abbate: “Nordio realizza un grande sogno di Berlusconi. Intercettazioni? Garantismo non è nascondere le prove”. Su La7

“Riforma della giustizia? Nordio realizza uno dei grandi sogni di Berlusconi, in particolare quello di impedire ai giornalisti di leggere gli atti dei giudici e di pubblicarne il contenuto”. Così a Tagadà (La7) il giornalista Lirio Abbate commenta il pacchetto sulla giustizia che il Guardiasigilli Carlo Nordio ha portato oggi in Consiglio dei ministri.

Tra le norme previste, c’è la stretta sulle intercettazioni. “È un vecchio pallino del centrodestra – osserva Abbate – Già in passato cercò di metterci mano. Calenda parla di riforma garantista? Garantismo non vuol dire nascondere le prove, ma semmai mostrarle, rendendo trasparente un processo e impedendo che questo si svolga nel chiuso di un’aula in cui il cittadino può diventare vittima di un’intercettazione usata male o non usata affatto“.

E aggiunge: “Con le intercettazioni siamo arrivati a scoprire tanti delitti, tante truffe, tante storie, il tutto a protezione dei cittadini. Se questa norma di Nordio fosse stata applicata, noi non avremmo mai saputo delle violenze dei poliziotti nella questura di Verona, né avremmo potuto raccontarle sui giornali. Nella realizzazione di una riforma della giustizia è fondamentale avere rispetto per le vittime dei reati. Sono due le priorità che dovrebbe avere una riforma: tutelare tali vittime e far sì che i procedimenti siano veloci”.

Abbate, menziona, infine la norma che obbliga il gip, prima di decidere sulla richiesta di misura cautelare del pm, a procedere all’interrogatorio dell’indagato, notificandogli l’invito ‘almeno cinque giorni prima di quello fissato per la comparizione’: “Il ministro Nordio, nella sua grande “saggezza”, vuole che il pubblico amministratore indagato che debba essere arrestato sia avvisato 5 giorni prima. E come hanno notato diversi magistrati ci sono due conseguenze: il primo è il pericolo di fuga dell’indagato. Il secondo – conclude – è un ritorno ai tempi di Tangentopoli che sono stati tanto criticati, perché in un interrogatorio se non parli, rischi l’arresto. In più, quella decisione deve essere presa da tre giudici e non più da uno. Questo comporta una triplicazione di magistrati che in questo momento non ci sono, perché la magistratura è anche carente nell’organico”.