Politica

Da Bo.Bi. (boicotta il biscione) al Popolo viola: ho combattuto il berlusconismo e spero finisca qui

Per tutti coloro che li avevano pronti, siete consapevoli che avete preparato dei “coccodrilli” per un Caimano? Marco Aurelio declamava che “Il modo migliore per difendersi da un nemico è di non comportarsi come lui”. Quante persone che ho incontrato sul cammino hanno avuto atteggiamenti copiati da colui che oggi ci ha lasciato. Ma, per fortuna, io e milioni di altri cittadini non siamo tra questi.

Certo, Berlusconi ha fatto la storia politica italiana ed è stato un vero e proprio spartiacque. Ora immagino che fioccheranno le celebrazioni su quanto di buono lui abbia fatto, omettendo che lo ha fatto “per se stesso”.

Nel lontano 1993, quando lui decise di entrare in politica, con tutto il peso del suo conflitto di interessi, fondammo i comitati Bo.Bi (Boicotta il Biscione), con l’intento di contrastare la sua ascesa, proponemmo di non guardare le reti Fininvest e non comprare nei supermercati Standa (allora saldamente nelle sue mani). Grazie ai successi ottenuti (più di 2.800.000 spettatori in meno in occasione del primo grande sciopero dei telespettatori a Canale 5, la rete ammiraglia del gruppo Fininvest, meno 3% di fatturato nella catena di supermercati nel 1994) il Bo.Bi si diffuse rapidamente e in tutta Italia.

Ora io dovrei analizzare freddamente la sua scomparsa, ma capite bene che mi tornano i momenti dell’aggressione subita, con relativa violenza, il 18 febbraio 1994, da parte dei suoi supporter. Per questo, piuttosto che ricordare le cose negative, vi voglio raccontare quelle positive che la sua presenza ha amplificato.

Primo fra tutti che, grazie al “popolo dei fax” in quel 1993 ci fu una reazione spontanea di piccoli gruppi che caparbiamente e testardamente decisero di dire “no” alle bugie della sua campagna elettorale, “no” al suo conflitto di interessi, “no” allo strapotere mediatico di tre televisioni e diversi giornali, “no” a una Storia Inventata (altro che Italiana): non abbiamo mai avuto la risposta alla domanda di Giorgio Bocca: “…ci racconti come si fa a passare dall’ago al milione o dal milione ai cento miliardi…”.

E poi la reazione di una parte degli intellettuali, capitanati da Nanni Moretti e Paolo Flores D’Arcais insieme a Marco Travaglio, con i quali abbiamo realizzato le manifestazioni dei ‘Girotondi” all’inizio del 2000 e riempito fino all’inverosimile Piazza San Giovanni con la Festa di Protesta.

Stessa piazza altro contesto, con le ragazze e i ragazzi del Popolo Viola il 5 dicembre 2009, per il No Berlusconi Day, quando siamo stati pionieri nel convocare con i social la protesta e l’organizzazione di un movimento che in quegli anni ha reagito alle leggi ad personam, agli editti bulgari e alle nefandezze di una politica che rappresentava solo sé stessa.

Ma cosa hanno avuto in comune queste proteste? L’aver sopperito all’assenza della politica dei partiti. Salvo rare eccezioni (i Verdi prima e poi il M5S) nessuna forza politica aveva capito che quello che stava capitando era una vera e propria mutazione genetica dei partiti. Fuori le discussioni con la base, fuori i circoli, fuori gli iscritti, solo partiti unipersonali e la politica dei leader che ha ammalato la nostra democrazia. Il cui colpo finale potrebbe essere un cambiamento costituzionale verso il presidenzialismo o il premierato.

La speranza è che questo ciclo politico nato con lui finisca con lui e che la nostra democrazia abbia immagazzinato gli anticorpi necessari per evitare altre degenerazioni come quella causata dalla sua presenza.

A questo punto, volutamente, non voglio fare l’elenco delle leggi ad personam, delle gaffe internazionali, degli improponibili personaggi politici portati alla ribalta dal berlusconismo e che ancora rimangono esaltati dai teatrini dei talk delle tv del biscione e della Rai. Perché credo (o almeno spero) che saranno ricordate da altri.

Leggo però già alcuni commenti sui miei social, alcuni ammonimenti, tipo “di fronte alla morte occorre rispetto”. Ma, come diceva il buon Terzani, il rispetto nasce dalla conoscenza. E più si approfondisce la vera storia politica di Silvio Berlusconi, e meno rispetto si prova nei suoi confronti.

Insegniamo alle giovani generazioni la sua storia, come si studia il fascismo. Per evitare gli errori.