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“Lukashenko in condizioni critiche, avvelenato dopo aver visto Putin”: il tweet dell’oppositore. Ma lui “smentisce” con un messaggio agli azeri

Il dittatore bielorusso Alexander Lukashenko, 68 anni, ricoverato in ospedale in condizioni critiche dopo un presunto avvelenamento: è quanto è stato affermato su Twitter dall’oppositore Valery Tsepkalo, già candidato alla presidenza del Paese, ex ambasciatore negli Stati Uniti e marito di Veronika Tsepkalo, sfidante di Lukashenko alle elezioni del 2020. Ma il giorno successivo il servizio stampa del presidente smentisce pubblicando a suo nome un messaggio di auguri al leader dell’Azerbaigian. “Secondo informazioni preliminari soggette a ulteriori conferme, Lukashenko è stato trasportato d’urgenza al Moscow’s Central Clinical Hospital dopo il suo incontro a porte chiuse con Putin. Attualmente è ancora sotto assistenza medica. I principali specialisti sono stati mobilitati per affrontare le sue condizioni critiche”, scrive Tsepkalo. “Sono state attuate procedure di purificazione del sangue, ma per via delle sue condizioni non può essere spostato. Gli sforzi per salvare il dittatore bielorusso puntano ad allontanare le speculazioni sul presunto coinvolgimento del Cremlino nel suo avvelenamento”, spiega.

“Che Lukashenko si riprenda oppure no”, aggiunge l’oppositore, “i medici mettono in guardia sulla possibilità di ricadute. Come rappresentanti del Forum democratico bielorusso”, scrive, “chiediamo ai leader occidentali di riunirsi in una sessione strategica nei prossimi giorni per discutere delle elezioni e delle misure che dovranno essere prese per garantire il periodo di transizione. Affermiamo con certezza che le tecnologie esistenti sono adeguate a tenere elezioni libere e trasparenti in Bielorussia in accordo con la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, senza intereferenze dirette del Cremlino. Così facendo instaureremo istituzioni legittime agli occhi dei bielorussi e della comunità internazionale. Tenere elezioni in una circostanza così critica aiuterà non solo a riportare la legge e l’ordine nella Bielorussia del futuro, ma anche a gettare le basi per stabilizzare la situazione ai confini dell’Unione europea”, conclude.

Nella mattinata di domenica, però, Lukashenko è “riapparso” con un messaggio, pubblicato dal suo servizio stampa e diffuso dalla Tass, in cui fa gli auguri al presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev e a tutti gli azeri in occasione della festa nazionale del Paese, il Giorno dell’indipendenza. “Sono profondamente convinto che il partenariato strategico tra Minsk e Baku, che si basa sull’interesse reciproco e su legami tradizionalmente amichevoli e di fiducia, continuerà a rafforzarsi, acquisendo nuove forme e direzioni”, scrive. Le voci su una presunta malattia del dittatore bielorusso erano già state alimentate, nelle scorse settimane, dalla sua assenza all’annuale cerimonia della bandiera a Minsk, dove si è fatto sostituire dal primo ministro Roman Golovchenko. Pur in assenza di qualsiasi notizia ufficiale, già il Financial Times aveva parlato di un ricovero in ospedale, quasi certamente avvenuto il 13 maggio. Le ipotesi andavano da un virus a una miocardite. Già a Mosca, il 9 maggio, in occasione della parata militare per il Giorno della vittoria, era apparso traballante. La leader dell’opposizione Svetlana Thikanovskaya aveva twittato: “Stiamo pronti a tornare alla democrazia”.