Cronaca

Alluvione Emilia-Romagna, tra gli sfollati nel palasport di Budrio: “Quando tutto sarà finito ci trasferiremo, vogliamo una vita serena”

“Quando torneremo ad aprire la porta di casa non so se avremo ancora lacrime da versare”. Rossano Marangon ha 75 anni e ha dormito nel palasport di Budrio, nel Bolognese, dove l’amministrazione comunale ha allestito un punto di accoglienza per le persone sfollate in seguito all’esondazione del fiume Idice, che ha causato il crollo del Ponte della Motta e la rottura di uno degli argini. Sono centinaia le persone solamente nel budriese che hanno dovuto abbandonare le case per sfuggire all’alluvione che si è riversata nella campagna e nelle strade. Chi non ha trovato riparo da parenti o amici è stato portato al palazzetto comunale, dove i volontari hanno messo a disposizione pasti caldi, coperte e vestiti. Quelli che prima erano i corridoi e gli spogliatoi ora sono dormitori con decine di brandine.

I rifugiati a Budrio – Sono circa settanta. Rossano è con la moglie, il figlio Yannick e il loro cane. “Dobbiamo aspettare che l’acqua scenda ancora, ma non sappiamo in che stato troveremo la nostra casa – dice Yannick – Siamo riusciti a portare via solo le macchine. Quando i nostri vicini di casa si sono arrivati al palazzetto avevano il segno dell’acqua fino al petto”. Per gran parte degli sfollati è un copione che si ripete. Anche nel novembre del 2019 l’Idice aveva rotto il suo argine, poco più a ovest dalla breccia attuale, e sempre a causa di una forte pioggia. “Quando tutto sarà finito ci trasferiremo definitivamente, vogliamo avere una vita serena”, commenta rassegnata Maria Antonietta, evacuata da Vedrana per la seconda volta insieme al marito, i figli e ai loro nonni. “I miei bambini non possono continuare a vivere questo trauma”. Il parterre è stato adibito a refettorio e zona comune dove le persone si siedono per consumare i pasti. C’è anche un tavolo dove si siede il medico di continuità assistenziale. “Spero di tornare a casa il prima possibile, sto facendo una cura oncologica, ma ci hanno detto che dovremo aspettare almeno ancora due giorni”, dice Maria, mentre stringe tra le mani la scatola di un farmaco che le è appena stato portato da un volontario della Croce Rossa. “Ho parlato con i medici che ci assistono qui, e loro si sono attivati. Stiamo tutti vivendo un momento di disagio, ma qui ci hanno accolto nel miglior modo possibile”.

La situazione nella valle dell’Idice – Intanto intorno all’Idice la Protezione Civile e i corpi di soccorso continuano a sgomberare le case dall’acqua, dai detriti e dai rifiuti. Da mercoledì sera i tecnici della Regione Emilia-Romagna stanno eseguendo sopralluoghi per comprendere l’entità del disastro. “La rottura dell’argine è tre volte tanto quella avvenuta nel 2019 – spiega la sindaca di Budrio Debora Badiali – Le zone che ieri erano più colpite oggi hanno mezzo metro di acqua in meno, grazie alla tregua che la pioggia ci ha dato. Nei prossimi giorni valuteremo chi potrà rientrare nelle proprie case”.

Gli allagamenti a Medicina – Nella Bassa Bolognese l’acqua dell’Idice ha raggiunto anche Medicina, a circa dieci chilometri dalle sponde. I canali di bonifica non riescono a contenere l’alluvione e l’acqua ha raggiunto la frazione Sant’Antonio dove diverse case sono state allagate. I giardini, i garage e i piani terra delle abitazioni sono sotto decine di centimetri d’acqua. “Al pianterreno ho cinquanta centimetri d’acqua. Il mio frutteto è completamente sommerso, solo quello sono decine di migliaia di euro di danno – racconta un residente – È da ieri che cerchiamo di liberarci dall’acqua ma il livello continua ad alzarsi. Non riusciamo ad avere un momento di pace”. Nel paese sono stati distribuiti sacchi di sabbia. Le pompe dei Vigili del fuoco e della Protezione Civile sono in azione per buttare l’acqua dalle case ai campi. Non ci sono feriti, solo tanti danni. Un altro residente, Tommaso Cazzola, ha la cantina e la taverna invasa dall’acqua. “Siamo riusciti appena in tempo a trasportare gli elettrodomestici al primo piano. L’acqua è arrivata troppo rapidamente. Era impossibile fare di più”. A Sant’Antonio chi non è stato colpito dagli allagamenti presta soccorso ai vicini: “Qui ci conosciamo tutti. Molti di noi lavorano in campagna, così mettiamo a disposizione pompe e attrezzature per spostare l’acqua”, dice Giovanni Rubini, volontario di un’associazione del posto. “Facciamo quello che si può – aggiunge – Una situazione così non l’ho mai vista”. Sul posto anche il sindaco di Medicina Matteo Montanari: “Ci aspettiamo ancora tanta pioggia, dobbiamo trovare delle soluzioni di bonifica speciali – è il commento del primo cittadino – Abbiamo già chiesto alla Prefettura. Stiamo vivendo la stessa situazione che si è creata con le alluvioni di due settimane fa. Oggi è faticoso dover ricominciare da capo”.