Mondo

Erdogan fa arrestare sei giornalisti nella Giornata mondiale della libertà di stampa: “Sostengono il Pkk”

La Giornata mondiale della libertà di stampa è stata ‘celebrata’ in Turchia con l’arresto di sei cronisti. Il giornalista Dikle Muftioglu, il co-presidente dell’Unione dei giornalisti Ditke Ferat e il dirigente dell’agenzia di stampa della Mesopotamia Sedat Yilmaz, nonché altri tre giornalisti: Erol Balci, Abdurrahim Tanyeli e Ramazan Debe sono finiti dietro le sbarre per volere di un tribunale di Ankara. I giornalisti erano tra le 19 persone arrestate lo scorso fine settimana in operazioni in 15 province nell’ambito di un’indagine ordinata da Ankara contro presunti fiancheggiatori del Partito dei Lavoratori del Kurdistan.

Si tratta infatti di giornalisti che lavorano per testate filo-curde: tutti dovranno rispondere dell’accusa di terrorismo. Tra l’altro i giornalisti curdi o che lavorano per i media filo-curdi sono oggetto di frequenti molestie legali e procedimenti giudiziari in Turchia poiché sono accusati di legami con il Pkk. Il quadro giuridico generale nel Paese è allarmante: molte tv locali devono affrontare frequenti divieti di trasmissione e sanzioni imposte dall’autorità nazionale dei media, il Consiglio supremo della radio e della televisione RTÜK, in caso di contenuti critici nei confronti del governo. Anche i quotidiani online hanno a che fare con intralci al regolare lavoro, come VOA Turkish e Deutsche Welle Turkish, banditi nel giugno 2022 per non aver richiesto le licenze di trasmissione online.

Anche la sicurezza dei giornalisti è un tema molto sensibile in Turchia: i colleghi critici nei confronti dell’alleanza al potere AKParti-Nationalist Movement Party (MHP) hanno subito più attacchi e minacce dalle elezioni del 2019 ad oggi. Nelle ultime settimane si assiste a manifestazioni di piazza animate da ultranazionalisti spinti dalla retorica politica anti-mediatica che inveiscono contro giornalisti, editorialisti e commentatori accusandoli dei mali del Paese.

Nell’indice sulla libertà di stampa 2023 di Reporter senza frontiere, su 180 nazioni la Turchia è al 165° posto. Le motivazioni sono date dal peggioramento delle condizioni generali, da una repressione chirurgica in vista delle elezioni presidenziali di maggio. Secondo la Media and Law Studies Association al momento ci sono almeno 66 giornalisti e dipendenti dei media detenuti in Turchia, 32 dei quali sono stati arrestati solo negli ultimi 10 mesi.

L’ultima polemica di Erdogan è rivolta contro Economist che ha pubblicato una serie di editoriali e di analisi sulle imminenti elezioni a cui il presidente ha risposto minacciosamente con un tweet: “Non permetterò alle copertine delle riviste, che sono l’apparato operativo delle potenze globali, di agitare il dito contro la volontà della nazione”.