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Decreto Lavoro, 2 ore di vertice coi sindacati. Meloni: “Cdm il 1° maggio non è mancanza di rispetto”. Bombardieri: “Atto di propaganda”

“Non dico nulla, sono solo venuto da voi per un saluto e per esprimervi solidarietà perché state lavorando di domenica sotto la pioggia…”. Arrivato a Palazzo Chigi, con questa battuta Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, si è rivolto ai giornalisti che attendevano sotto la pioggia i vertici sindacali per l’incontro con la premier Giorgia Meloni sul decreto lavoro. Un tavolo di confronto durato oltre due ore – è iniziato poco prima delle 19.30 ed è finito alle 21.40 circa – anche per via delle tensioni della vigilia: i sindacati hanno criticato sia il contenuto del provvedimento che il metodo dell’esecutivo. La presidente del Consiglio ha reagito parlando di “critiche incomprensibili. In particolare, le sigle hanno contestato la convocazione con appena 12 ore di anticipo rispetto a un Consiglio di ministri che si terrà il Primo maggio, proprio nel giorno della festa dei lavoratori. Infatti il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, attacca già prima di salire a Palazzo Chigi: “Il dato vero è che il governo per 6 mesi di lavoro non ne ha parlato e ne parla il primo maggio” Bombardieri parla di “atto di propaganda“, un’operazione “per controbilanciare il primo maggio di lavoro e di Cgil, Cisl e Uil”.

Nel corso del vertice, Meloni replica: “Non è una mancanza di rispetto un Cdm il primo maggio per tagliare il costo del lavoro. È un segnale e mi sarei aspettata un ‘bravi’. Era un modo per dire ‘ci siamo e ci siamo tutti’, una mano tesa, un tentativo di dialogare e di lavorare insieme”. Il leader della Uil Bombardieri al tavolo con la presidente del Consiglio cede la parola a Manuela, giovane precaria del settore trasporti e iscritta alla Uil. “Per noi – dice poi Bombardieri a Meloni – questa purtroppo è la vita reale: per noi i problemi primari sono la precarietà e la condizione dei salari nel nostro Paese”. La donna racconta: “Sono molto spaventata perché non ho certezze. È umiliante sapere che non ho nulla, sono un numero che sta lì e aspetta”.

Il vertice – L’incontro a Palazzo Chigi inizia intorno alle 19.30. Per l’esecutivo presenti la premier Meloni, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, la titolare del Lavoro Marina Calderone, i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovan Battista Fazzolari, la viceministro al Lavoro Maria Teresa Bellucci ed il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. Per la Cgil presenti Maurizio Landini e Gianna Fracassi, vicesegretaria generale. Poi Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, e Giulio Romani, segretario confederale. Per la Uil Pierpaolo Bombardieri, segretario generale, e Manuela Pellegrino, coordinatrice della segreteria. Per l’Ugl presenti Francesco Paolo Capone, segretario generale, e Fiovo Bitti, dirigente confederale.

Il discorso della premier – Meloni nel corso del vertice sostiene che “il Cdm di domani prenderà provvedimenti utili per il mondo del lavoro, che variamo in un giorno simbolico e sui quali riteniamo utile un confronto preventivo con le organizzazioni sindacali. Non è un appuntamento una tantum ma un ulteriore segnale del fatto che il governo ritiene il confronto con le parti sociali molto importante, in un momento particolare in cui abbiamo tante sfide da affrontare per la nostra Nazione”. La premier poi chiarisce che “l’incontro di oggi non è esaustivo rispetto al nostro dialogo, anche perché l’iter del provvedimento che approveremo domani sarà abbastanza lungo. Quindi serve un dialogo serio, costruttivo, sia sul lavoro sia su tutte le materie che affronteremo: PNRR, RepowerEU, correzioni su come spendere le risorse, politica salariale e conseguente lotta all’inflazione, riforme, che affronteremo nelle prossime settimane”. “Procediamo alla riforma del Reddito di cittadinanza, per distinguere chi è in grado di lavorare da chi non lo è”, afferma Meloni. Rivendicando che “la priorità del governo è alleggerire la pressione fiscale sul costo del lavoro. Abbiamo approvato il Def, che ha liberato risorse che abbiamo dedicato completamente al taglio del cuneo fiscale“. Nello specifico, prosegue la premier, “arriviamo al 6% del taglio sotto i 35.000 euro e al 7% sotto i 25.000 euro, fino alla fine dell’anno”.

Cosa c’è nel decreto – Nel decreto sono previsti voucher più facili soprattutto nel settore del turismo, diminuzione delle tutele nei contratti a termine e un ridimensionamento degli assegni contro la povertà che sostituiranno il Reddito di cittadinanza. Dalle ultime bozze circolate emerge che per il nuovo strumento dell’assegno di inclusione il governo prevede l’autorizzazione di una spesa complessiva di oltre 5,4 miliardi di euro nel 2024, che salirà poi nel 2025 e nel 2026. Tra le novità emerse una nuova riduzione del cuneo fiscale, che per 5 mesi salirà di 4 punti. E poi più benefit aziendali detassati per i lavoratori con figli: il tetto sale a 3mila euro. Dettagli che vengono ultimati poco prima che il testo venga presentato ai sindacati a Palazzo Chigi.

L’attacco di Meloni prima del vertice – Le ore prima del vertice sono state caratterizzate dalle parole di Meloni, che ha definito le critiche dei sindacati “incomprensibili“. La premier ha convocato Cgil, Csil e Uil meno di 12 ore prima dell’approvazione del decreto Lavoro in programma per il primo maggio. E poco prima del tavolo di confronto ha attaccato il segretario della Cgil Maurizio Landini: “Diseducativo lavorare il primo maggio? Allora niente Concertone”. Landini a più riprese ha criticato il decreto Lavoro sotto vari punti di vista, definendo ad esempio una “follia” indebolire lo strumento del reddito di cittadinanza. E ha sottolineato che riunire il consiglio dei ministri nel giorno del Primo maggio è “un atto un po’ di arroganza e offesa”. Sulla stessa linea anche il leader della Uil, Pier Paolo Bombardieri: “E’ un atto di propaganda”, ha detto. “Nel metodo c’è un problema”.