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Reportage dagli oceani senza legge/2. Schiavitù, lavoro nero e pratiche vietate nella guerra per il pesce (che scarseggia sempre di più)

Continua il viaggio in 10 puntate negli oceani senza legge. Dieci video firmati dall’Outlaw Ocean Project, la ong fondata dal giornalista americano Ian Urbina (@ian_urbina) che si occupa di indagare i crimini che si consumano in alto mare. Un mondo popolato da pirati, schiavisti e profittatori di varia natura. Un mondo in cui non esiste una legge chiara e univoca e i reati, anche i più atroci, si consumano spesso nell’impunità totale. Ian Urbina ci guida alla scoperta di alcuni episodi in cui si è imbattuto nel corso di 10 anni di attività. Fatti spesso raccapriccianti per la loro crudezza, di cui il grande pubblico non è mai venuto a conoscenza.

Nei nostri oceani stanno finendo i pesci. Man mano che le scorte scompaiono, le navi devono spostarsi sempre più al largo per pescare le quantità necessarie e i margini di profitto si sono assottigliati. Di conseguenza, i capitani si rivolgono sempre più alla tratta, al lavoro obbligato e al lavoro forzato per sbarcare il lunario.

Un flagello globale, la schiavitù marittima è qualcosa di cui la maggior parte delle persone ignora l’esistenza. In questo episodio, il secondo della serie prodotta da The Outlaw Ocean Project, Ian Urbina (@ian_urbina) porta gli spettatori nel Mar Cinese Meridionale, a bordo di navi infestate da scarafaggi e topi, per scoprire come la sovra-pesca abbia dato origine fenomeni quali trasbordi in mare, riciclaggio di pesce e una serie di abusi che le aziende e i governi hanno difficoltà a monitorare o contrastare.