Calcio

In Francia non è tutto Psg quel che luccica: Lens, storia (e conti in ordine) di un fenomeno sostenibile e vincente

Sang et Or, Sangue e Oro. Un nomignolo che il Lens si è ritrovato appiccicato a partire dagli anni ’20, quando i propri colori sociali vennero cambiati da verde-nero a giallo-rosso, e non è mai stato chiarito del tutto se in riferimento alla bandiera spagnola o alle miniere di cui era ricco il territorio. Di oro però in questi anni a Lens se ne è visto poco, tanto che nelle ultime dieci stagioni la squadra ha disputato più campionati di Ligue 2 che di Ligue 1. E anche adesso che è tornato stabilmente nella massima divisione francese, il budget è da club di centro-classifica: 62 milioni di euro, cifra che pone il Lens al decimo posto in questa particolare graduatoria. Un divario che sul campo però non si nota, con la squadra al terzo posto e in piena lotta per la qualificazione alla Champions League.

La Ligue 1 è un campionato fagocitato dal Paris Saint Germain, non solo a livello sportivo – salvo qualche rara stagione – ma anche e soprattutto a livello di immagine. Si tratta infatti di uno dei tornei più ricchi a livello di idee, di proposte e di talenti, ma paga tantissimo in termini di interesse la presenza del colosso franco-qatariota, un buco nero (non solo economico) che attrae e ingloba tutto quanto gli gravita attorno. Fa più notizia una loro sconfitta di tutto il resto che avviene sui campi dell’Esagono. Lo scorso primo gennaio i parigini sono caduti 3-1 allo Stade Bollaert-Delelis di Lens (capienza 38mila spettatori, ovvero quasi duemila in più della popolazione dell’intera città sita nel dipartimento di Passo di Calais), finendo surclassati a livello tattico, fisico a atletico. Novanta minuti nei quali il budget cento volte inferiore (non è un’esagerazione: i citati 62 milioni del Lens contro i 700 del Psg) che separava la squadra guidata da Francke Haise da quella di Christophe Galtier era sembrato essersi azzerato. Sabato il Lens ha perso 3-1 al Parco dei Principi dopo aver giocato settanta minuti in dieci uomini per l’espulsione, giusta, di Samed. A fine partita Haise ha commentato: “Abbiamo perso le ultime chance per il titolo stasera”. Nessuna frase può riassumere meglio il grandissimo lavoro fatto dal tecnico e dai propri giocatori negli ultimi mesi.

La storia del Lens può sembrare un uovo di Colombo: tecnico sconosciuto che sfrutta la grande occasione, società che rivende a tanto giocatori valorizzati con poco grazie alle intuizioni del citato allenatore, ripartenza con un nuovo ciclo in grado di rivelarsi, contro ogni aspettativa, migliore del precedente. La gestione ideale per qualsiasi club che non disponga di grandi capitali. Il problema è passare dalla teoria alla pratica, attività nella quale Haise sta riuscendo benissimo. Due stagioni fa si è ritrovato catapultato in Ligue 1 con sole due partite di esperienza all’attivo in panchina in prima squadra, raccolte nella stagione 2019-20 nella seconda divisione francese, quando dalle giovanili del Lens era stato chiamato come traghettatore a guidare la squadra maggiore. Era il marzo 2020 e l’Europa si trovava alle prese con il dilagare della pandemia, tanto che la Federcalcio francese decise di chiudere i campionati in anticipo, annullando le restanti partite. All’epoca il Lens si trovava al secondo posto in Ligue 2 e ottenne così la promozione.

Con il Lens Haise si è piazzato due volte al settimo posto, a 3 punti dalla qualificazione alle coppe europee. Ma proprio quando ci si attendeva una stagione di ridimensionamento, complici le numerose cessioni estive, la squadra ha compiuto un ulteriore salto di qualità, confermando le capacità di Haise tanto nel regalare nuovi impulsi a giocatori dalle carriere piuttosto piatte, nonché a valorizzarne quelle degli emergenti, quanto nel creare una squadra coesa in campo e nello spogliatoio. Thierry Henry ha parlato di “atmosfera contagiosa” che si respira attorno al Lens. Nessuna filosofia rivoluzionaria, solo l’abilità nell’assemblare un gruppo compatto e organizzato dove il risultato complessivo è superiore alla somma dei singoli giocatori. I quali brillano come mai fatto prima. Lo scorso anno fece notizia il terzino Jonathan Clauss, che dopo una carriera spesa nelle divisioni inferiori francesi e tedesche fu convocato, a 29 anni, da Didier Deschamps in nazionale. E’ stato ceduto in estate per 7,5 milioni all’Olympique Marsiglia. Ne ha pagati più del triplo il Crystal Palace per il mediano Cheick Doucouré, pescato a 18 anni dai maliani del Real Bamako, mentre il bomber della squadra Arnaut Kalimuendo era un prestito del Psg a cui il Lens ha regalato la maturazione in Ligue 1, e attualmente gioca titolare nel più facoltoso Rennes.

Pedine importanti la cui partenza non ha causato problemi al Lens. Anzi, le intuizioni in sede di mercato e in campo di Haise e della società hanno incrementato il livello della squadra. Clauss è stato sostituito dal polacco Przemyslaw Frankowski, spostato dalla fascia sinistra a quella destra, dove si sta imponendo quale uno dei migliori esterni del campionato. In mediana il posto di Doucourè è stato preso dal ghanese Salis Abdul Samed, prelevato per poco più di 3 milioni al Clermont, che a stretto giro ha ricreato con l’ex Udinese Seku Fofana quell’ossatura di centrocampo che aveva costituito uno dei punti di forza della squadra. Anzi, addirittura migliorandola, visto che il Lens è squadra che incassa meno gol di tutte in campionato, con 25 reti subite in 31 partite. Ovviamente anche la difesa è stata ritoccata, con la cessione del ghanese Christopher Woo per 9 milioni. Ma anche in questo caso il reparto non ha subito contraccolpi, visto il rendimento della coppia di centrali composta dall’austriaco Kevin Danso e dall’argentino Facundo Medina.

Infine l’attacco. Il Lens è una squadra solida che concede poco agli avversari senza però rinunciare a giocare a calcio. Non segna quanto le big, ma è comunque il quinto miglior reparto avanzato della Ligue 1. In estate dal Vitesse il Lens ha acquistato il belga Lois Openda, fresco vice-capocannoniere del campionato olandese, che ha mostrato di non aver sofferto minimamente il passaggio di campionato, avendo già realizzato 15 gol (contro i 18 della passata stagione al Vitesse, suo primato personale), con due triplette, una delle quali gli ha permesso di battere il record della Ligue 1 per velocità di realizzazione. Lo scorso 12 marzo in casa del Clermont Openda è andato a segno ai minuti 30, 34 e 35, impiegando complessivamente 4 minuti e 30 secondi per realizzare tre gol. Quattro secondi in meno del precedente primato, già notevole, stabilito nel 2005 da Matt Moussilou del Lille contro l’Istres. Già da ora Openda si candida quale potenziale cessione record nella storia del Lens. Dietro di lui, come trequartista-seconda punta, un altro giocatore dalla tipica storia made in Lens, il 32enne Florian Sotoca, qualche anno fa scivolato fino alla quarta divisione, oggi miglior assist-man della squadra.