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Raf parla della malattia della moglie Gabriella Labate: “Cinque anni tremendi, inutile negare la paura… Ne siamo usciti rafforzati”

Il cantautore ha parlato del suo lungo amore e anche dei cinque anni durissimi affrontati dalla sua famiglia

Raf torna in tour e si racconta al Corriere della Sera: “Finalmente, i teatri tornano a essere la mia casa. Accoglierò gli spettatori con nuove sonorità. E spero di arrivare nei cuori delle persone con le canzoni che hanno accompagnato la loro vita (come spesso mi confidano), svegliandone anche l’attenzione sulle problematiche sociali”, spiega.

Un’occasione, quella dell’intervista, per parlare anche della sua vita, a partire da Firenze, dove ha vissuto a lungo e dove frequentava la casa del grande paroliere Bigazzi (“una fabbrica di canzoni”): “Oggi la mia casa si divide tra le campagne laziali e la Florida, dove ho la residenza dal 2017. Però sono anche un umano che vive sul pianeta Terra ed è estremamente preoccupato per lo stato della sua casa. È un’illusione credere di poter stare bene se ci curiamo solo di noi stessi, sottovalutando problemi come il cambiamento climatico, che potrebbe mettere in discussione l’esistenza umana sul pianeta”, spiaga il cantautore. Un passaggio anche sull’amore, sui 27 anni di matrimonio con Gabriella Labate: “Quando la conobbi (…) riconobbi subito il vero amore. Ho vissuto tutti questi anni in maniera naturale e spero di viverne altrettanti con la mia famiglia. Non l’avrei mai immaginato, perché da ragazzo ero piuttosto ribelle; davo preoccupazioni continue ai miei genitori”. Un pensiero anche alla malattia di Labate: “Abbiamo vissuto cinque anni tremendi. Inutile negare le paure, il senso di precarietà… Però ne siamo usciti rafforzati in molti aspetti, a cominciare dalla nostra unione e complicità. E soprattutto grazie a lei, siamo riusciti a non trasmettere angoscia ai nostri figli”.

Labate aveva raccontato a Verissimo gli anni durissimi che ha affrontato: “Mi ricoverano d’urgenza per una trombosi alla vena cava, la vena che va diretta nel cuore. Io non mi accorgevo di nulla. Facendo la tac mi dicono che non era solo quello il problema. Avevo questa massa grande sia all’utero che sull’ovaio destro. Il mio primo pensiero è stato verso Raffele e la mia famiglia, i miei ragazzi, perché erano già usciti con me da un trauma avuto da poco. Mi hanno salvato la vita per miracolo. Quando mi hanno detto questa cosa mi preoccupavo tantissimo per loro. Il pensiero di dare ancora delle preoccupazioni a loro era il dolore più forte. La massa era da asportare subito. Dopo un mese e mezzo viene questo esperto, mi fa questa risonanza e mi dice cos’è. Una patologia rarissima. Praticamente mi era cresciuto questo Alien, come lo chiamo io, dall’utero era entrato nelle ovaie e attraverso le vene ovariche si è ramificato in tutti i vasi sanguigni fino al cuore“. Dopo una lunga operazione e un lungo periodo di recupero, Labate è stata finalmente bene: “Mi ha lasciato una cicatrice enorme, dal petto fino a giù, e poi c’è stato un percorso lungo di ripresa, ma ringraziando il Signore sono qui seduta a raccontartelo“, le parole di Labate a Silvia Toffanin.