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Mosca, la protesta per la presunta costruzione di una maxi moschea arriva al fronte. E scatena le minacce incrociate ortodossi-musulmani

Da febbraio sul social network russo VKontakte sono cominciate a circolare voci secondo cui a Kosino-Ukhtomsky, uno dei distretti a est di Mosca, è prevista la costruzione di un’enorme moschea. A Mosca ci sono già cinque moschee ma secondo l’Amministrazione religiosa dei musulmani della Federazione Russa non sono sufficienti per accogliere i quasi 4 milioni di musulmani che vivono nella capitale: tatari, daghestani, ceceni e altri gruppi etnici. Secondo le voci, le autorità avrebbero pianificato la nuova moschea accanto alla chiesa ortodossa locale, sulla riva del lago “santo”, luogo di pellegrinaggio dei cristiani ortodossi. Per quanto le informazioni non siano state confermate ufficialmente, i residenti locali hanno iniziato a discuterne vigorosamente sui social network e presto sono usciti per protestare, mentre la storia si arricchiva di nuovi dettagli giorno dopo giorno.

Secondo i residenti locali, il governo di Mosca avrebbe deciso di affittare 10 ettari di terreno alla periferia della città per la costruzione di un centro religioso-educativo: una moschea per 60.000 persone, una scuola musulmana, un albergo e un centro commerciale. Allo stesso tempo, nello stesso distretto di Kosino-Ukhtomsky, vivono meno di 90.000 persone e le loro principali paure sono diventate un collasso dei trasporti, un afflusso di migranti musulmani e un aumento della criminalità. Le proteste contro la costruzione della moschea sono diventate via via sempre più numerose e si sono allargate agli attivisti ortodossi che hanno esortato “a non permettere che i luoghi sacri vengano profanati” e ai sostenitori di movimenti nazionalisti che da tempo si oppongono ai migranti dal Caucaso e dall’Asia centrale.

Anche il combattente di MMA Maxim Divnich si è espresso contro il progetto di una moschea così grande, sostenendo che “il più grande tempio ortodosso di Mosca, la Cattedrale di Cristo Salvatore, può ospitare solo 10mila persone“. Ha ricevuto risposta da numerosi atleti e blogger caucasici, con tanto di minacce dirette. Divnich ha già affermato che a causa di questi messaggi “ha effettivamente posto fine alla sua carriera sportiva”, visto che questo sport è “al 90% fatto dai musulmani”. È intervenuto anche il leader ceceno, Ramzan Kadyrov, definendo le proteste “un tentativo di creare una spaccatura tra i cittadini dello stesso Paese”. Ha chiamato i manifestanti “codardi e provocatori” che “agiscono nell’interesse degli occidentali” e gli ha suggerito di andare “in trincea con un fucile”: “Tali istigatori devono essere mobilitati per poter scaricare tutta la loro rabbia sul nemico, o inviati in tribunale come sabotatori dell’informazione che agiscono per compiacere i satanisti”.

“Non ci importa contro chi combattere” – Questo tipo di scambio di minacce reciproche tra nazionalisti russi e nativi delle repubbliche caucasiche non è una novità. Di solito finiscono in piccoli scontri o scuse pubbliche, ma il più delle volte con nulla. Non è nuovo neanche l’intervento di Kadyrov, che in queste vicende agisce da “difensore del mondo islamico” e “soldato di Allah”. La novità è che questa volta gli echi del conflitto hanno raggiunto il fronte e, a poche settimane dall’inizio delle proteste, da lì sono iniziati ad arrivare video minacciosi.

In uno di questi video, soldati in divisa con il volto coperto e con i mitra in mano esprimono sostegno ai moscoviti che protestano. Avvertono i funzionari che hanno dato il via libera alla costruzione della moschea “pensando non alla fede o al popolo, ma alle proprie tasche” che ora dovranno “rispondere non nella carta, ma personalmente”. Nello stesso tempo, è stato diffuso un video che mostra uomini armati che parlano con accento caucasico minacciando i manifestanti, a loro volta, con la violenza. I caucasici dicono che si trovano in prima linea ma hanno visto i video delle proteste, e che coloro che vi partecipano dovrebbero “essere in prigione o essere eliminati”: “Se siete andati contro la volontà dell’Onnipotente, combatteremo contro voi. Non ci importa contro chi combattere”.

Nei fatti però non ci sono ancora conferme che sia prevista la costruzione di una nuova moschea alla periferia di Mosca. L’Amministrazione religiosa dei musulmani russi dichiara di non disporre di tali informazioni e di non pianificare di costruire nulla a Kosino-Ukhtomsky. Come ha scoperto il giornale della capitale Moslenta, anche le autorità locali del distretto non sanno niente del progetto della moschea. Per qualche ragione, nella foga del conflitto che ancora una volta ha esacerbato i problemi nazionali e religiosi tra i moscoviti provocando una tempesta di odio sui social network, è rimasto inosservato l’annuncio incollato alla recinzione attorno al cantiere. Lì, secondo tutte le regole, è stato depositato il cartello che descriva la struttura in costruzione: lo snodo di trasporto della stazione metropolitana. E indicata l’impresa costruttrice che ha vinto una gara aperta per la realizzazione della stazione. Inoltre, sul sito web dedicato alla politica urbanistica della città di Mosca sono pubblicate la documentazione del cantiere e anche le scadenze per il completamento della costruzione: luglio-settembre 2024.

Tuttavia, i residenti di Kosino-Ukhtomsky non credono nelle dichiarazioni ufficiali e considerano la costruzione dello snodo solo una copertura. Oggi quasi 30mila persone hanno firmato una petizione contro la costruzione della famigerata moschea. A marzo, uno dei residenti del distretto, in segno di protesta, ha seppellito una testa di maiale nel cantiere, filmandolo in video. L’uomo è stato arrestato e accusato di un articolo criminale per “aver insultato i sentimenti dei credenti”, in questo caso dei musulmani. Ma almeno questo video non ha raggiunto i soldati dei battaglioni caucasici che combattono in prima linea.

All’inizio di aprile, perlatro, il sindaco di Mosca Sergei Sobyanin ha finalmente chiarito la situazione. Ha detto che il piano preliminare per costruire una moschea è stato effettivamente discusso, ma si trattava di un’area di circa 2,5mila metri quadrati e nessun luogo specifico era ancora scelto. Probabilmente, ora la moschea sarà costruita più vicino al centro della città e più lontano dal Lago Santo.