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Renzi manda in pezzi anche il Terzo Polo, Azione: “Pazienza esaurita, troppi tatticismi”. L’ex premier: “Calenda ci ripensa? Lo dica”

In assenza di governi da far saltare, ora Matteo Renzi manda in pezzi anche il Terzo Polo. La goccia è stata la decisione di andare a dirigere il Riformista, all’insaputa degli alleati di Azione. Che ora minacciano di far saltare tutto. L’ultima frecciata è arrivata da un alto dirigente del partito di Carlo Calenda che, interpellato dall’agenzia Ansa, ha mandato messaggi molto chiari ai renziani: “Dopo mesi di tatticismi da parte di Renzi sul partito unico”, ha detto la fonte che ha chiesto di restare anonima, “e le sue assenze dalle attività del Terzo Polo per occuparsi di affari privati, a cui da ultimo si è aggiunto Il Riformista, la pazienza del gruppo dirigente di Azione si è esaurita. In settimana si capirà se questo nodo si potrà sciogliere. Se così non sarà il partito unico non potrà nascere”. Un partito e una unione già finite? “Ma figuriamoci”, ha replicato stizzito all’Adnkronos Carlo Calenda.

Intanto però, gli alleati forse quasi ex si parlano attraverso “fonti alle agenzie di stampa”. Dopo l’uscita di Azione ecco la risposta di Italia Viva. I lanci Ansa virgolettano anonimi che parlano dell’ex premier in terza persona ma è chiaro che la fonte della notizia sia diretta. Per stasera Renzi ha convocato infatti una assemblea al Senato con tutti gli eletti nazionali e regionali. E’ il grande ritorno della rubrica “Renzi ai suoi”, molto in voga ai tempi del suo governo. “Dopo l’ennesimo attacco di Calenda e Richetti – è quanto dicono da Italia Viva all’Ansa – Renzi ha chiesto ai suoi di non fare polemica: ‘Abbiamo accettato tutte le richieste di Azione. Tesseramento, tempi del congresso, mio passo indietro, nome di Calenda sul simbolo, soldi. Adesso andiamo avanti e si faccia il partito unico e il congresso. Se Calenda ha cambiato idea, lo dica. Secondo me è un errore politico ma chi vuol far saltare il partito unico si assumerà la responsabilità‘”.

Prima di lui erano intervenuti i due portavoce nazionali, Alessia Cappello e Ciro Buonajuto, si sono affrettati a diffondere una nota di risposta: “Non c’è nessun tatticismo di Italia Viva”, hanno detto. “Abbiamo deciso di fare un congresso democratico in cui ci si confronti a viso aperto e non con le veline anonime. Ci sono le date già fissate, ci sono le regole decise da Calenda comprese quelle sul tesseramento, ci sono i gruppi di lavoro con i nomi già decisi, c’è il comitato politico. Noi siamo pronti al congresso che Calenda ha chiesto di fare. E ci mettiamo nome e cognome. C’è qualcuno che cambia idea una volta al giorno, ma quel qualcuno non siamo noi”. Quanto a Renzi, proseguono Cappello e Buonajuto, “gli è stato chiesto di fare un passo indietro, lo ha fatto. Adesso possiamo fare il congresso democratico anziché inviare veline anonime?”, hanno concluso.

Per i dirigenti di Azione però, la situazione pare ormai irrecuperabile. E la colpa, dicono, è tutta di Renzi: “L’unico problema dirimente oggi per la costruzione del partito unico dei liberal-democratici è che Renzi non vuole prendere l’impegno a sciogliere Italia Viva e a finanziare il nuovo soggetto e le campagne elettorali”, hanno dichiarato anonimamente. “La pazienza del gruppo dirigente di Azione si è esaurita. In settimana”, hanno detto, “si capirà se questo nodo si potrà sciogliere. Se così non sarà il partito unico non potrà nascere”. Tra i problemi irrisolti c’è anche quello della spartizione delle nomine: “Matteo Renzi ha sostituito a sorpresa Rosato alla guida del partito, per controllarne direttamente i soldi e la struttura. In questo modo ha delegittimato anche il comitato politico della federazione del Terzo Polo dove oggi non siede nessun rappresentante di IV in grado di prendere impegni. Calenda ritiene inaccettabile questo atteggiamento in quanto contrario agli impegni presi con gli elettori”.

Al centro delle polemiche ci sono anche i finanziamenti, quelli ottenuti e quelli che rischiano di perdere se dovessero spaccarsi. “A differenza di quanto sussurrato da veline anonime”, ha scritto in una nota Francesco Bonifazi, tesoriere di Italia viva, “giova ricordare che Italia Viva ha contribuito in modo paritetico rispetto ad Azione a tutte le campagne elettorali del terzo polo, dalle politiche alle regionali del Friuli Venezia Giulia. La scelta di come destinare i soldi è stata presa dal senatore Carlo Calenda che ha optato nella stragrande maggioranza dei casi per affissioni recanti il suo volto e il suo nome”. Che ha poi concluso: “Italia Viva ha contribuito al momento per oltre 1 milione e 200 mila euro. Quanto al futuro 2×1000 andrà ovviamente alla struttura legittimata dal congresso democratico”.