Politica

Schlein principale antagonista di Meloni? Credo che per ora la premier possa stare tranquilla

Da quando Elly Schlein è stata eletta segretaria del Pd abbiamo capito tante cose e vorrei metterle in fila:

1) Schlein si scrive con la c (migliaia di utenti su Twitter, ma anche agenzie di stampa e giornali, riportano spesso Schlein senza c, vedi tweet di Stasera Italia – Rete 4);

2) Schlein è bisessuale e femminista (spesso insieme, non è solo bisessuale o femminista ma è sia bisessuale che femminista, sulla stampa prettamente di destra è invece omosessuale e comunista).

3) La sua elezione è stata una “sorpresa” o comunque “risultato inaspettato” (solo per quelle persone che non frequentano la “gente” e che non partecipano ai sondaggi su ilfattoquotidiano.it, come questo di ottobre 2022):

4) La sua posizione è giudicata troppo radicale e porterà alla fine del Pd, alcuni la paragonano a Corbyn, altri ad Alexandria Ocasio Cortez.

5) La sua posizione è poco radicale e porterà alla fine del Pd.

6) Elly Schlein recupera voti, raccontano i sondaggi: “Schlein accorcia il distacco da Meloni” – Noto per Repubblica. “L’effetto Schlein continua. Sondaggio Ixé: il Pd riduce ancora le distanze da Meloni” (Huffington Post). Sondaggi “bellissimi”, ma si vota tra 4 anni.

7) Ghisleri: “Elly Schlein, come Giorgia Meloni, ha catturato l’attenzione dei giovani e questo è un dato bello per la politica”. Ovvero di quegli under 35 che sono il 10% del corpo elettorale e quasi la metà di loro non si è recata al voto del 25 settembre.

8) Elly Schlein è la principale antagonista di Giorgia Meloni. E questo è forse il punto più dibattuto e controverso. Se la politica fosse marketing (no, non lo è, o almeno non del tutto), ad un prodotto che vende “Giorgia Meloni” (conservatrice, di estrazione popolare, che difende la famiglia “tradizionale”, qualsiasi cosa vogliano dire queste cose) si contrappone una figura femminile ma di posizioni opposte sui temi della famiglia e dei diritti civili. Ma questa narrazione non fa i conti con il fatto che “i diritti” non sono prioritari per un’ampia fetta di popolazione italiana, soprattutto quella più periferica dei comuni e della provincia. Una recente ricerca effettuata prima del voto del 25 settembre mostrava proprio la distanza tra quello di cui parlano i partiti e quello di cui parlano le persone: il tema dei diritti è solo al quarto posto, dopo economia, lavoro e ambiente. Per ora Giorgia Meloni può dormire sonni tranquilli nonostante la sua luna di miele con gli italiani inizi a mostrare le prime crepe, l’oppositore principale della premier deve ancora palesarsi e saranno temi più pesanti a contare: come quello sulla guerra in Ucraina o sullo sviluppo economico.

Pensate se Elly Schlein portasse il suo partito su posizioni pacifiste e si opponesse all’invio delle armi italiane per il conflitto: questo è l’unico scenario “shock” che potrebbe rimescolare le carte del consenso elettorale; Giorgia Meloni resterebbe l’unica leader italiana ad essere apertamente pro-guerra e pro-Nato.