Politica

Verona, scontro nel centrodestra: Tosi pubblica i rilievi della Corte dei Conti contro un consigliere di Fdi

L'ex sindaco va all’assalto di Daniele Polato, vice capogruppo di Fratelli d'Italia in consiglio regionale. Tosi ha diffuso un comunicato in cui denuncia il fatto che la Corte dei Conti ha messo nel mirino l'Azienda di trasporti funiviaria Malcesine-Montebaldo per rimborsi spese non dovuti e pagati, tra gli altri, al presidente Polato

Nella casa veronese del centrodestra, che a giugno ha perso clamorosamente le elezioni comunali, continuano a suonarsele di santa ragione. Flavio Tosi, che fu sindaco per dieci anni e che ora è passato con Forza Italia, dopo aver fondato un suo movimento quando nel 2015 venne espulso dalla Lega, va all’assalto di Daniele Polato, vice capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio regionale, che alle elezioni del 2020 raccolse preferenze in gran quantità, risultando il primo degli eletti del partito di Giorgia Meloni. Tosi ha diffuso un comunicato in cui denuncia il fatto che la Corte dei Conti ha messo nel mirino l’Azienda di trasporti funiviaria Malcesine-Montebaldo per rimborsi spese non dovuti e pagati, tra gli altri, al presidente Polato.

“Al direttore e ad altri due funzionari la Corte dei Conti chiede di restituire all’ente più di 12mila euro di rimborsi non dovuti all’ex presidente Polato e componenti del cda nel 2015-17 – scrive Tosi – Non dimentichiamo i centomila euro di consulenze per ATF dell’avvocato Federico Sboarina quando era sindaco di Verona, con presidenti dell’ente prima Polato, anche assessore di Sboarina, e poi Pier Giorgio Schena, chiamato a sua volta da Sboarina come consulente di Fondazione Arena”. L’inimicizia politica di Tosi e Sboarina è arcinota, al punto che la sconfitta del secondo fu dovuta anche al mancato schieramento al ballottaggio da parte di Tosi, che era risultato il terzo tra i candidati sindaci. Così aveva impedito la rincorsa di Sboarina su Damiano Tommasi, l’ex calciatore candidato del centrosinistra.

Questa volta però Tosi se la prende con Polato rivelando come la Corte dei Conti abbia notificato un atto di citazione a Enrico Boni, direttore della funivia Malcesine-Monte Baldo, a Marco Galletti, responsabile del servizio amministrativo, e a Claudio Brighenti, dipendente dello stesso ufficio. Era stata la guardia di Finanza a inoltrare, nel 2019, la notizia di un possibile danno erariale. La Procura di Verona aveva avviato un’inchiesta, poi archiviata, tuttavia la vicenda ha assunto un rilievo contabile per i rimborsi spese pagati al presidente Polato e a due consiglieri, Paolo Formaggioni e Carlo Sartori. “Le richieste di rimborso erano spesso prive di motivazione e di documenti giustificativi. – scrive il viceprocuratore generale della Corte dei Conti di Venezia – Tutti i rimborsi chilometrici erano avvenuti sulla scorta delle tariffe ACI, non tenendo conto di quanto disposto dal nuovo regolamento dell’Azienda Malcesine-Montebaldo che prevedeva, quale parametro, quello di un quinto del costo della benzina verde”. Risultato? “Le spese irregolarmente rimborsate sono state quantificate dalla Finanza in complessivi 20.240 euro, di cui 15.821 euro percepiti da Polato, 3.362 euro erogati a Formaggioni e 1.057 euro corrisposti a Sartori”. Le note spese riguardanti Polato erano “sprovviste di documentazione giustificativa e mai sottoscritte dall’interessato”. La Corte dei Conti ha poi corretto gli importi, contestando una cifra complessiva inferiore: 12.366 euro.

Polato ha replicato a Tosi: “Da lui, proprio perché vicepresidente della commissione Trasporti, mi piacerebbe sentire un plauso per una società che, da quando sono stato io presidente e fino alla guida di Pier Giorgio Schena, ha prodotto utili per oltre 2 milioni netti. E invece la scredita per fini politici”. Il parlamentare di Forza Italia ricorda poi la vicenda delle consulenze pagate al sindaco Sboarina. “Funivie, pur essendo ente titolare di concessione pubblica, non ha mai voluto rendere pubblici i documenti che giustificassero le consulenze di Sboarina, salvo pochi mesi fa essere costretta, dopo due sentenze di Tar e Consiglio di Stato, a fornire le carte al consigliere provinciale Zeno Falzi, che le aveva richieste in qualità di rappresentante di uno degli enti controllanti”.