Cronaca

Facciamo meno figli di quanti ne vorremmo. Perché? Raccontateci le vostre storie

In Italia il divario fra i bimbi desiderati e quelli che poi vengono davvero alla luce è fra i più alti d'Europa. È una delle ragioni del nostro "inverno demografico", che secondo l'Istat ci porterà a perdere undici milioni di abitanti nei prossimi cinquant'anni. Il governo che ha messo la "natalità" nel nome di un ministero è atteso alla prova dei fatti. Intanto, se avete rinunciato a figli desiderati, scriveteci e spiegateci perché. Scrivete alla mail redazioneweb@ilfattoquotidiano.it specificando nell’oggetto la parola “figli”

Gli italiani vorrebbero fare più figli, ma per qualche motivo si bloccano. Lo dicono le comparazione internazionali, a partire da quelle dell’Ocse: in media gli italiani in età fertile vorrebbero avere due figli, ma nella realtà ne fanno – sempre in media ovviamente – solo 1,25. Questo divario fra desiderio e dura realtà è fra i più alti al mondo. In Francia, per dire, i figli desiderati sono 2,4 e quelli “realizzati” 2,1.

Questo significa che il crollo delle nascite nel nostro Paese non è dovuto alla scarsa volontà di proliferare. La differenza la fa il sostegno pubblico, dai contributi economici e fiscali per ogni figlio nato alla maggiore disponibilità di asili nido, alla possibilità di conciliare senza acrobazie il lavoro con l’essere genitori. La differenza, insomma, la fa la politica.

La politica dovrebbe darsi una mossa, perché le previsioni sull’Italia del prossimo futuro continuano a essere nere. L’ultimo report dell’Istat, aggiornato al 2021, dice che se oggi siamo 59,2 milioni, nel 2030 saremo un milione e trecentomila persone in meno (57,9 milioni), nel 2050 cinque milioni in meno (54,2 milioni), nel 2070 ben 11,5 milioni in meno (47,7 milioni).

Soffriamo di una denatalità anomala, anche rispetto al resto d’Europa che certo non è in baby boom, anzi. Non è un fenomeno nuovo, dato che da circa 15 anni il nostro saldo tra nascite e morti è negativo, e solo parzialmente compensato dall’immigrazione. Così gli effetti dell’inverno demografico li scorgiamo già oggi. Le imprese hanno sempre maggiori difficoltà a trovare giovani da mettere al lavoro, le casse pubbliche hanno sempre maggiori difficoltà a garantire cure e pensioni a una popolazione sempre più anziana. Se non facciamo nulla, ci avvitiamo in una spirale viziosa: meno figli oggi significa meno genitori domani, dunque ancora meno figli dopodomani… e così via.

È sempre l’Istat ad avvertire che il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non lavorativa (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2021 a circa uno a uno nel 2050. Su ciascun lavoratore, insomma, graverà in media il mantenimento del welfare per un altro cittadino italiano. Intanto le famiglie con figli saranno sempre di meno: oggi sono un terzo dei nuclei totali, nel 2041 potrebbero scendere sotto un quarto. Una specie in via di estinzione.

Come abbiamo visto, le soluzioni per invertire la marcia ci sono. Un governo che ha aggiunto la parola “natalità” all’insegna del ministero della Famiglia dovrebbe correre in questa direzione. Per questo vi chiediamo di raccontarci come mai avete rinunciato a figli che pure desideravate. Se avete desiderato dei figli e poi avete dovuto scegliere di non averne, o se ne desideravate più di quanti poi avete scelto di farne, scriveteci alla mail redazioneweb@ilfattoquotidiano.it specificando nell’oggetto la parola “figli”. Spiegateci per quale ragione vi siete visti costretti a rinunciare, e ne daremo conto su ilfattoquotidiano.it e FQ MillenniuM.