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Bangladesh, incendio nel campo profughi dei rifugiati Rohingya: almeno 12mila persone senza riparo

Le fiamme sono divampate domenica 5 marzo. Save the children: "Un’altra tragedia che colpisce il popolo Rohingya, che ha già sopportato per anni indicibili difficoltà"

Nel Sud del Bangladesh è scoppiato un incendio che ha colpito uno dei campi profughi più grandi al mondo. Domenica 5 marzo, le fiamme sono divampate nel Campo 11 di Balukhali, nel distretto di confine sud-orientale Cox’s Bazar, dove vivono più di un milione di rifugiati musulmani Rohingya. Secondo il commissario per i rifugiati del Bangladesh Mijanur Rahman, ripreso dal Guardian, il fuoco ha rapidamente inghiottito le strutture di bambù e tela cerata, bruciando “circa 2.000 rifugi e lasciando senza riparo circa 12.000 cittadini birmani“.

La maggior parte di coloro che vivono nel campo è fuggita da una repressione guidata dai militari in Myanmar nel 2017. Infatti, circa 740000 sono arrivati in Bangladesh dal Myanmar soltanto nell’agosto del 2017, quando l’esercito birmano ha cominciato ad attuare delle rigide azioni repressive: le condizioni in Birmania sono peggiorate dal golpe militare risalente al 2021. Adesso le autorità del Bangladesh stanno indagando sull’origine dell’incendio che non avrebbe provocato vittime. La polizia, che ha arrestato un uomo, non esclude l’ipotesi secondo cui il fuoco sia stato causato da un atto di sabotaggio.

Tra i rifugi andati in fiamme, sono tante le strutture devastate di Save The Children. Sulla vicenda si è espresso Onno van Manen, direttore nazionale di Save the Children in Bangladesh, che ha descritto le gravi condizioni in cui si ritrova a vivere il popolo Rohingya: “Questo devastante incendio”, ha detto, “è un’altra tragedia che colpisce il popolo Rohingya, che ha già sopportato per anni indicibili difficoltà. Molte famiglie sono state deprivate della loro sicurezza e dei pochi averi rimasti loro. Tutto ciò deve essere per noi un terribile monito: i bambini bloccati nei campi di Cox’s Bazar affrontano un futuro tetro. Dopo quasi sei anni, continuano a lottare contro un’istruzione inadeguata, livelli di malnutrizione, arresto della crescita, matrimoni precoci e lavoro minorile. Nonostante gli incessanti sforzi della comunità umanitaria, un campo profughi non è un luogo in cui un bambino possa crescere”.