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Donald Trump rilancia la sua campagna: “Continuerò anche da incriminato. Rischiamo la terza guerra mondiale ma io la eviterò”

L'ex presidente comincia la corsa verso il ritorno alla Casa Bianca: "Cacceremo Joe Biden, dobbiamo finire quello che abbiamo iniziato". "Metterò fine alla guerra in Ucraina in un giorno, andrò d’accordo con Putin", dice durante il suo discorso al Cpac, la più vecchia organizzazione conservatrice di base che è ancora totalmente schierata con il tycoon

Promette di far finire la guerra “in un giorno”, di poter evitare un conflitto mondiale, di bloccare le importazioni dalla Cina, di costruire nuove e moderne ‘Freedom city’ con auto volanti. Così Donald Trump rilancia la sua terza campagna presidenziale verso la Casa Bianca, parlando al Conservative Political Action Conference (Cpac), la più vecchia organizzazione conservatrice di base che ancora è totalmente schierata per il tycoon, nonostante il boicottaggio di Fox News e la morsa di ben tre inchieste: quella per l’assalto a Capitol Hill (dove ha chiesto di bloccare la deposizione del suo ex vice Mike Pence e lanciato una provocazione incidendo una canzone con un coro di detenuti per l’attacco), quella sui documenti segreti a Mar-a-Lago e quella sulle pressioni per ribaltare il voto in Georgia. E l’ex presidente ha subito chiarito ai giornalisti che non si fermerà nemmeno in caso di incriminazione: “Assolutamente, non penserei nemmeno di lasciare”, ha assicurato prima di salire sul palco, per poi aggiungere che “finiremo quello che abbiamo iniziato. Completeremo la missione. Assisteremo a questa battaglia fino alla vittoria finale”.

Altre parole incendiarie, proprio come quelle pronunciate prima dell’assalto al Congresso, che Trump non ha paura di ripetere anche nel discorso di chiusura del Cpac: “Cacceremo Joe Biden dalla Casa Bianca, dobbiamo finire quello che abbiamo iniziato”. Il tycoon promette ai suoi un cambio radicale nel tenore di vita americano, con la costruzione di nuove città industriali e baby bonus per fare più figli. Nel suo discorso attacca l’establishment del partito, i falsi repubblicani e i repubblicani dell’America dei Bush. “Siamo un Paese in declino, ma non saremo mai un Paese socialista”, avvisa, denunciando i confini aperti e l’emergenza immigrati. “L’amministrazione Biden è l’amministrazione più corrotta, Joe e il figlio Hunter sono criminali e non è successo niente perchè i democratici stanno uniti, non hanno i Mitt Romney“, prosegue Trump. Che poi ribadisce i soliti slogan contro “socialisti”, “comunisti“, “marxisti”, “il deep state“, i “procuratori dem corrotti” che lo “perseguitano” insieme all’Fbi, “l’intelligence faziosa e corrotta”, “le fake news“.

Il suo “America First” non è morto e Trump promette grandi cambiamenti anche nella politica estera: “Metterò fine alla guerra in Ucraina in un giorno, andrò d’accordo con Putin“: dice durante il suo discorso alla convention alle porte di Washington. “Siamo nel periodo più pericoloso della nostra storia, rischiamo una terza guerra mondiale ma io la eviterò”, promette l’ex presidente, respingendo le accuse di essere stato troppo soft con Vladimir Putin durante la sua presidenza. “Sono stato l’unico presidente a non avere guerre e sotto il quale la Russia non ha preso alcun Paese”, sottolinea Trump, ricordando il blitz di Mosca in Georgia con Bush, l’annessione della Crimea sotto Obama e l’invasione dell’Ucraina con Biden. Un’invasione che, assicura ai suoi sostenitori, “non sarebbe mai successa” con lui alla Casa Bianca. Trump promette un cambio di rotta drastico anche nei rapporti con Pechino: un piano in 4 anni per eliminare tutte le importazioni dalla Cina e rendere gli Usa totalmente indipendenti dal Dragone.

E i repubblicani sembrano ancora apprezzare le proposte del tycoon: nella corsa alla Casa Bianca Trump conquista lo straw poll (il sondaggio informale) del Cpac con il 62% delle preferenze, seguito a grande distanza con il 20% dal governatore della Florida Ron DeSantis, considerato il suo rivale potenziale principale, anche se non ha ancora annunciato la candidatura. Seguono il businessman Perry Johnson (5%), l’ex ambasciatrice all’Onu Nikki Haley (3%), l’imprenditore del biotech Vivek Ramaswamy, i senatori Ted Cruz e Rand Paul, l’ex segretario di stato Mike Pompeo, tutti con l’1%. Tra le altre indicazioni del sondaggio, effettuato tra elettori repubblicani, emerge che il 79% disapprova gli aiuti, militari e non, all’Ucraina (il 61% fortemente).