Giustizia & Impunità

Qatargate, aperta un’inchiesta per riciclaggio anche in Italia. Indagate due persone: “Sono prestanome della famiglia Giorgi”

Manfred Forte e Dario Vittorio Scola sono ritenuti dagli inquirenti milanesi i prestanome di Luciano e Stefano Giorgi (non indagati), rispettivamente padre e fratello dell’ex assistente dell’europarlamentare Francesco Giorgi e compagno di Eva Kaili. Sono subentrati ai due nella compagine societaria della Equality registrata nello studio della commercialista della famiglia Panzeri, Monica Bellini

L’inchiesta Qatargate ha ufficialmente il suo filone italiano. La Procura di Milano ha infatti aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di riciclaggio nei confronti di due persone, considerate dagli inquirenti dei prestanome per favorire quella che viene considerata dai magistrati belgi l’organizzazione criminale in seno al Parlamento europeo e guidata dall’ex europarlamentare di Articolo 1, Antonio Panzeri. Gli indagati sono Manfred Forte e Dario Vittorio Scola, i due soci della società Equality registrata nello studio della commercialista di Opera della famiglia Panzeri, Monica Bellini, considerata dagli inquirenti la mente dietro al riciclaggio delle mazzette che, a un certo punto, non potevano più essere gestite solo con flussi di contanti.

I due sono ritenuti dagli inquirenti milanesi i prestanome di Luciano e Stefano Giorgi (non indagati), rispettivamente padre e fratello dell’assistente parlamentare Francesco Giorgi e compagno di Eva Kaili. Sono subentrati ai due nella compagine societaria della Equality – ora non più operativa – nel dicembre 2018, per poi uscirne nel 2021. L’indagine della Guardia di Finanza di Milano, coordinata dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale che ha effettuato le iscrizioni nel registro degli indagati, è parallela a quella dei magistrati belgi e nasce da accertamenti eseguiti dalla Guardia di Finanza nei mesi scorsi.

Resta poi da capire quale sia, nel filone italiano, la posizione di Monica Bellini, che non risulta indagata in Italia, in attesa che il giudice istruttore di Bruxelles Michel Claise invii a Milano materiale investigativo acquisibile dai pm. La donna è stata messa ai domiciliari a gennaio su richiesta delle autorità di Bruxelles che ne hanno anche chiesto la consegna, e poi liberata dalla Corte di Appello di Milano in attesa delle carte per decidere sul futuro di Bellini nella prossima udienza del 9 marzo.