Mafie

Messina Denaro, restano in carcere il medico Tumbarello e Bonafede junior: un video incastra il “postino” del boss

Un video di 10 secondi è stato depositato dai pm Gianluca De Leo e Piero Padova e dal procuratore aggiunto Paolo Guido al Tribunale del Riesame di Palermo. Immagini che proverebbero come Bonafede e il boss di Castelvetrano si conoscessero. Anche per questo i giudici hanno rigettato il ricorso dei legali sulla scarcerazione

È il 13 gennaio del 2023, tre giorni prima dell’arresto di Matteo Messina Denaro. Andrea Bonafede junior (ipiù giovane di sei anni rispetto al cugino omonimo che ha prestato l’identità al boss di Castelvetrano), guidava la macchina del Comune di Campobello di Mazara, di cui è dipendente. L’altro, il boss latitante, guidava la Giulietta. Le due auto si incrociano, i due si vedono e si fermano per parlare. Un frangente ripreso da una telecamera del piccolo comune in provincia di Trapani. Un video di 10 secondi che è stato depositato dai pm Gianluca De Leo e Piero Padova e dal procuratore aggiunto Paolo Guido al Tribunale del Riesame di Palermo. Immagini che proverebbero come i due si conoscessero e che sconfessano, dunque, la versione di Bonafede che ha sostenuto di fronte agli inquirenti di non conoscere il boss. Eppure era lui che puntualmente ritirava le ricette nell’ambulatorio di Alfonso Tumbarello, il medico di base che per due anni ha seguito tutta la trafila medica di Messina Denaro sotto l’identità di Andrea Bonafede senior. Perfino la mattina del 16 gennaio, mentre ‘u Siccu veniva arrestato dal Ros nei pressi della clinica La Maddalena, Bonafede junior era andato nello studio medico per ritirare l’ennesima prescrizione. Un favore per il cugino omonimo, perché non conosceva Messina Denaro, questa è stata la difesa di Bonafede. Che però non ha convinto i giudici Riesame che hanno, infatti, rigettato il ricorso dei legali sulla scarcerazione di Tumbarello e di Bonafede. Il primo è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e falso. Bonafede, invece, è accusato di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena aggravati dal metodo mafioso.

Secondo quanto ricostruito dalla procura di Palermo, guidata da Maurizio De Lucia, Bonafede si sarebbe occupato di ritirare le prescrizioni di farmaci ed esami clinici fatti da Tumbarello a nome del cugino, di consegnare al medico la documentazione sanitaria che di volta in volta il boss riceveva durante le cure, contribuendo così a mantenere segreta la reale identità del paziente e consentendogli di proseguire la latitanza. Tumbarello, invece, avrebbe assicurato a Messina Denaro l’accesso alle cure del Servizio sanitario nazionale attraverso un percorso clinico durato almeno due anni, con almeno 137 tra prescrizioni sanitarie, analisi e richieste di ricovero, tutte intestate al geometra Andrea Bonafede, mentre in realtà a beneficiarne era il capomafia. Nella scheda del ricovero Tumbarello attesta perfino di “aver eseguito personalmente un’accurata anamnesi e valutazione clinica del paziente”, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Alfredo Montalto. Tutto mentre nell’arco di questi stessi anni di cure, non c’è, invece, traccia di contatti telefonici tra il medico e il vero Bonafede. Mentre Tumbarello di sicuro conosceva Salvatore Messina Denaro, fratello del boss di Castelvetrano, non solo perché abitava a pochi metri da casa sua ma anche perché era stato il tramite tra Salvatore e Antonio Vaccarino, l’ex sindaco di Castelvetrano che, per conto del Sisde, aveva aperto una corrispondenza con il superlatitante. L’aveva agganciato dopo aver incontrato il fratello del boss proprio nello studio di Tumbarello, secondo quanto riferito da Vaccarino durante il processo a Vincenzo Panicola (condannato nel 2013) un parente di Messina Denaro. Così l’accusa per Tumbarello è di avere garantito al padrino non solo le prestazioni necessarie per le gravi patologie di cui soffriva, ma anche la riservatezza sulla sua reale identità.

Intanto proprio a Castelvetrano, la città di Messina Denaro, saranno esposte le immagini della cattura dell’arresto del boss. L’occasione è data dalla mostra dell’Ansa “L’eredità di Falcone Borsellino” che sarà arricchita adesso da un nuovo capitolo rappresentato appunto dagli scatti che documentano l’arresto del superlatitante. La mostra sarà inaugurata giovedì 2 marzo, alle ore 10, presso la Collegiata Ss. Pietro e Paolo di Castelvetrano. All’iniziativa, promossa dalle Pro Loco “Selinunte” e “Costa di Cusa”, col patrocinio dei Comuni di Castelvetrano e Campobello di Mazara, saranno presenti gli studenti delle scuole. All’inaugurazione parteciperanno l’Assessore regionale alla pubblica istruzione, Mimmo Turano, e i sindaci di Castelvetrano, Enzo Alfano, e di Campobello di Mazara, Giuseppe Castiglione. La mostra rimarrà aperta da giovedì 2 a domenica 5 marzo, dalle 17 alle 20, con ingresso libero.