Cronaca

Il caso delle suore ribelli del monastero di Ravello che volevano regalare i beni a Papa Francesco: “cacciate” dalla Chiesa

La vicenda è iniziata due anni fa e coinvolge, in prima persona, due ex monache ora "dimesse"

Ridotte allo Stato laicale in un batter d’occhio e costrette a lasciare il monastero in cui hanno vissuto per anni dopo un braccio di ferro con la Santa Sede. È l’amara sorte toccata a due suore (ormai ex monache) del monastero di Ravello che, insieme a una consorella 97enne e inferma, avevano deciso di donare a Bergoglio i beni del loro monastero che avrebbe presto chiuso per “mancanza di vocazioni”.

La storia, insolita quanto complicata, è stata raccontata nel dettaglio Il Messaggero, ma già da mesi era oggetto di attenzione della stampa, tanto che le suore sono ormai conosciute con l’appellativo di “ribelli”. Ma andiamo con ordine.

Protagoniste del provvedimento di “dimissione”, dato per disobbedienza alla Chiesa e all’Ordine delle Suore Clarisse Urbaniste d’Italia, con il quale sono stati tolti loro i voti, sono suor Massimiliana Panza e suor Angela Maria Punnack. La loro vicenda inizia due anni fa, quando la Congregazione dei Religiosi decide di chiudere il monastero di Ravello che ha un ampio patrimonio immobiliare, dato non solo dal convento ma anche da altre proprietà per un totale di 50-60 milioni di euro di beni. Le due monache, dovendo lasciare la struttura, decidono quindi, essendo legittime proprietarie dei beni, di regalare tutto al Papa, specificando, secondo quanto riporta il Messaggero che ha potuto visionare i documenti, che dopo il trasferimento immobiliare a Papa Francesco si sarebbero trasferite nel nuovo luogo indicato. Così le ormai ex suore cominciano a prendere contatti con l’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica. Ma è a quel punto che, racconta sempre il quotidiano romano, il Dicastero dei Religiosi “commissaria” le ex suore, impedendo loro di gestire il patrimonio del monastero: le suore per due mesi hanno a disposizione una carta prepagata con 500 euro al mese, poi neanche quella. Suor Angela e suor Massimiliana, quindi, si rivolgono direttamente al Papa fino a che, nel giugno 2022, è lo stesso Bergoglio ad accettare la donazione e a porre fine al commissariamento. Ma il Dicastero, apparentemente ignorando la decisione del Papa, notifica alle monache il decreto di trasferimento. Un trasferimento che le suore accettano, ma solo, rispondono, dopo il passaggio definitivo delle proprietà nelle mani del Pontefice.

La volontà delle suore è abbastanza chiara: evitare che le proprietà finiscano nelle mani del Dicastero o della Federazione dell’ordine religioso per far sì che i beni arrivino direttamente al Pontefice per poi, da lì, essere destinati a chi ne ha più bisogno. Ad agosto 2022, ricostruisce il Messaggero, in Vaticano viene organizzata una riunione ad hoc: partecipano il Sostituto alla Segreteria di Stato, monsignor Pena Parra, il presidente dell’Apsa, monsignor Nunzio Galantino, il frate commissario del monastero, nominato dal dicastero, la presidente della Fondazione delle Clarisse e una monaca rappresentante di Ravello. In quella riunione viene stabilito, in parole povere, che le suore restino a Ravello fino al compimento delle formalità per il passaggio dei beni al Papa prima di essere trasferite.

Oggi, però, quella decisione sembra evaporata: alle tre suore è stato recapitato il “precetto di obbedienza” in cui viene chiesto loro di lasciare il monastero, con conseguente espulsione dalla vita religiosa. Solo la suora anziana, 97enne, è salva, forse per il suo stato infermo.

Intanto, specifica ancora il Messaggero, dal Vaticano fanno sapere che la donazione avverrà, ma la gestione sarà affidata direttamente al Dicastero, e, sorpresa, il monastero non chiuderà: a Ravallo sono state fatte arrivare altre suore.

Immagine d’archivio