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Berlusconi si salva nel Ruby ter e Forza Italia va all’assalto dei pm: “Ora una Commissione d’inchiesta su uso politico della magistratura”

A meno di un'ora dalla pronuncia della sentenza di Milano (che scagiona l'ex premier per un motivo del tutto formale) il capogruppo alla Camera Alessandro Cattaneo chiede l'istituzione di un organo che faccia "chiarezza su 25 anni di lotte giudiziarie usate come arma di scontro politico". Gasparri: "Opportuna un'ispezione ministeriale nei confronti della procuratrice aggiunta Siciliano"

Il riflesso condizionato di Forza Italia, trent’anni dopo, non cambia. Silvio Berlusconi viene assolto in primo grado nel processo Ruby ter per un motivo esclusivamente formale (l’errata qualificazione delle Olgettine come testimoni) e il suo partito ne approfitta per rispolverare la vecchia ossessione dell'”uso politico della magistratura”. Passata meno di un’ora dalla pronuncia della sentenza a Milano, il capogruppo forzista alla Camera Alessandro Cattaneo ha chiesto la parola e si è alzato in piedi per chiedere una Commissione d’inchiesta: “Forza Italia”, ha detto, “chiede la immediata calendarizzazione della proposta di legge sulla istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sull’uso politico della magistratura“, presentata a inizio legislatura da lui e altri deputati azzurri. L’organismo, secondo l’esponente berlusconiano, dovrà “fare chiarezza su 25 anni di lotte giudiziarie usate come arma di scontro politico”. Cattaneo ha espresso “amara soddisfazione” per l’assoluzione di Berlusconi. “Diamo un abbraccio al presidente Berlusconi e chiediamo verità su anni di feroci battaglie giudiziarie“. L’intervento è stato accompagnato da applausi e standing ovation. Come al solito i berlusconiani hanno citato numeri autoprodotti sulla carriera giudiziaria del loro leader, parlando della “135esima assoluzione su 136 processi“. “Mai più persecuzione giudiziaria, Forza Italia chiede verità” ha ribadito Cattaneo.

Nel pomeriggio il senatore Maurizio Gasparri, vicepresidente di palazzo Madama, si spinge oltre e attacca sul piano personale la procuratrice aggiunta di Milano, Tiziana Siciliano, “colpevole” di essersi dichiarata convinta, nonostante l’assoluzione, che la corruzione delle Olgettine ci sia stata: “Ritengo che sia opportuna un’ispezione del ministero della Giustizia, che chiederò con un’interrogazione, nei confronti della procuratrice Tiziana Siciliano che, sconfitta nel giudizio che ha assolto Berlusconi, insiste con ostinazione nelle sue valutazioni che si sono rivelate infondate. Ma questo Pm si rende conto che, con questa condotta, dimostra un pregiudizio e un’acredine nei confronti di Berlusconi? Non che ci servissero prove ulteriori”.

Oltre al prevedibile coro festante dei forzisti, con conseguente cascata di comunicati battuti dalle agenzie di stampa (dai presidenti di Calabria e Sicilia Roberto Occhiuto e Renato Schifani all’ultimo dei peones in Parlamento), si registrano subito le felicitazioni degli alleati. In particolare è pronta la reazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “L’assoluzione di Silvio Berlusconi è un’ottima notizia che mette fine a una lunga vicenda giudiziaria che ha avuto importanti riflessi anche nella vita politica e istituzionale italiana. Rivolgo al presidente Berlusconi a nome mio e del Governo un saluto affettuoso”, comunica la premier. Vale la pena rammentare che palazzo Chigi, due giorni prima la pronuncia della sentenza, aveva deciso di revocare la costituzione di parte civile nel processo durante il quale l’avvocato dello Stato – che nel procedimento rappresentava la Presidenza del Consiglio da 6 anni – aveva chiesto danni per 10 milioni di euro parlando tra le altre cose di “discredito planetario” gettato sull’Italia dalla vicenda. Il primo a celebrare l’assoluzione per Berlusconi era stato alleato di Berlusconi, il leader della Lega e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini: “Felice per l’assoluzione di Silvio dopo anni di sofferenza, insulti e inutili polemiche”.

Per il resto il vocabolario utilizzato dai berlusconiani fa fare un improvviso salto all’indietro nel tempo con la riscoperta di parole che si credevano parte del passato. Per Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera ed ex direttore di diverse testate del gruppo editoriale di Berlusconi, il suo leader “si iscrive di diritto tra i martiri della giustizia” perché lui e la sua famiglia hanno sofferto anni di gogna senza pudore“. Per Mulè “gli improvvisati pubblici ministeri da strapazzo che imperversano in tv e sui giornali, gli odiatori in servizio permanente, i politici corrotti nell’anima dal demone del giustizialismo dovrebbero ordinatamente in fila chiedere scusa al presidente. Posseduti dal furore di un’accusa che i giudici hanno bollato come inesistente” – continua ancora – “questi tribuni sono coloro che hanno infangato l’Italia cavalcando senza mai farsi sfiorare dal beneficio del dubbio. È ora il momento di riannodare il filo della storia e varare quella Commissione d’inchiesta parlamentare che faccia luce sull’uso politico che è stato fatto della giustizia in Italia”.

Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani abbandona i toni istituzionali per rispolverare quelli del militante di Forza Italia della prima ora: “Una bellissima notizia che rende giustizia ad uomo attaccato tanto ingiustamente per motivi politici. Nessuno di noi dubitava della sua innocenza. Mi auguro che sia finita quella stagione: è stata tutta una montatura nei suoi confronti, come dimostra che Berlusconi è stato assolto perché il fatto non sussiste”. In realtà in una nota il Tribunale di Milano ha chiarito che la non sussistenza della corruzione si colloca esclusivamente sul piano formale: poiché secondo i giudici le false testimoni non andavano ascoltate come testimoni, bensì come indagate (con l’assistenza di un difensore) la corruzione è esclusa dalla mancanza della qualità di pubblico ufficiale in capo al presunto corrotto.