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Crisi politica in Valle d’Aosta, le manovre verso Lega e Fi dentro l’Union Valdôtaine che hanno spinto alle dimissioni di Lavevaz

“Il mandato che il mio movimento mi aveva dato, ovvero quello di ricomporre la maggioranza all’interno del perimetro dei 18 consiglieri, non si può più portare a termine, perché una parte del gruppo consigliare ha altre idee”, ha detto a ilfattoquotidiano.it il presidente dimissionario

Con il probabile ingresso in giunta dell’ex presidente della Valle d’Aosta Augusto Rollandin, che con il suo partito personale, “Pour L’Autonomie”, avrebbe portato la maggioranza da 18 a 20 consiglieri, la crisi politica nella regione alpina sembrava essersi risolta. Mercoledì scorso, 18 gennaio, con la lettera di dimissioni del presidente Erik Lavevaz, la nuova crisi di governo apre addirittura lo scenario a elezioni anticipate. “Le mie dimissioni non erano più procrastinabili – spiega il presidente Erik Lavevaz al fattoquotidiano.it – il tempo era maturo già due mesi fa, ma occorreva mettere al sicuro prima il bilancio regionale per scongiurare ogni rischio di esercizio provvisorio”.

Uno scenario che nessuno si sarebbe mai immaginato, dato che all’interno del gruppo consigliare dell’Union Valdôtaine, principale partito di maggioranza, si sta scatenando una guerra tra due distinte fazioni. “Il mandato che il mio movimento mi aveva dato, ovvero quello di ricomporre la maggioranza all’interno del perimetro dei 18 consiglieri, non si può più portare a termine, perché una parte del gruppo consigliare ha altre idee”. Il gruppo fedele a Lavevaz vorrebbe riunire le forze autonomiste e mantenere l’alleanza con il centrosinistra, mentre i dissidenti, capitanati dal capogruppo dell’Uv Aurelio Marguerettaz, stanno invece spingendo per un’alleanza a destra con Lega e Forza Italia. Una guerra presente solo tra le file degli eletti, perché la base e le sezioni unioniste, come ha più volte ribadito lo stesso Lavevaz, sono radicati a sinistra.

“Non tutti i consiglieri stanno condividendo la strada che ha indicato l’Union Valdôtaine – continua Lavevaz – e questo, anche se di fatto non ha bloccato l’azione amministrativa, sta creando diverse tensioni politiche all’interno della maggioranza. Io penso che all’interno di un movimento sia legittimo discutere e avere idee diverse, ma poi quando il movimento definisce una linea è quella che bisogna portare avanti”. Linea che non ha mai avuto nessuna intenzione di seguire Aurelio Marguerettaz, che negli ultimi mesi è riuscito a convincere altri tre consiglieri unionisti nel suo progetto di “ribaltone” a destra: Giulio Grosjacques, Roberto Rosaire e l’ex presidente della Regione Renzo Testolin. Nel maggio dell’anno scorso Aurelio Marguerettaz era riuscito a convincere i dirigenti e i presidenti delle sezioni dell’Union Valdôtaine a confrontarsi con la Lega. Il faccia a faccia tra i due partiti si concluse con un “nulla di fatto”, e il 6 giugno del 2022, la dirigenza dell’Union Valdôtaine confermò la volontà di proseguire e consolidare l’alleanza con il centrosinistra. Alleanza che venne poi riconfermata durante le elezioni nazionali del 25 settembre, con l’elezione alla camera dell’unionista Franco Manes grazie ai voti del Partito Democratico.

Passata la campagna elettorale nei sotterfugi del consiglio regionale, Marguerettaz riprese il suo progetto, arrivando persino a boicottare l’ingresso in Giunta di Augusto Rollandin, che avrebbe dato stabilità al governo e risolto la crisi. Erik Lavevaz ha aspettato l’approvazione del bilancio per poi “a sorpresa” dare le sue dimissioni da presidente, arrendendosi così ad una situazione che, a suo dire, non era più capace di gestire. “Le mie dimissioni sono state un passaggio doloroso, ma inevitabili perché questa situazione non poteva più andare avanti – spiega Erik Lavevaz – spero che almeno si riesca a individuare una soluzione a questa crisi, rimango comunque a disposizione del mio movimento e mi impegnerò a pieno nel ruolo che mi sarà assegnato”. Alla missiva del presidente della Regione i quattro consiglieri dissidenti hanno risposto con uno scritto di nove pagine, in cui hanno definito Lavevaz come “inadeguato”, “scorretto” e addirittura accusandolo di fare la “falsa vittima”. “Sono stato definito inadeguato a fare il presidente ma in fondo chi è perfettamente adeguato a svolgere questo incarico? – risponde Lavevaz – ho fatto il meglio che potevo con i mezzi a mia disposizione. I firmatari della lettera sono stati adeguati nei loro ruoli in passato e oggi? Chi è che deve giudicare?”.

Domani, martedì 24 gennaio, Erik Lavevaz consegnerà le sue dimissioni al presidente del consiglio, e da quel momento diventeranno effettive. Stasera, lunedì 23 gennaio, i presidenti delle sezioni dell’Union Valdôtaine (che sono in tutto 100), si riuniranno per decidere il futuro del partito, dettando la nuova linea politica. L’incarico di Presidente della Regione Valle d’Aosta passerà da martedì 24 gennaio a Luigi Bertschy, attuale assessore allo sviluppo economico, che avrà 60 giorni di tempo per formare una nuova maggioranza, altrimenti si tornerà ad elezioni. “Non vedo probabile un ritorno alle urne, ma certamente è possibile” conclude Erik Lavevaz.

Erik Lavevaz era stato eletto presidente dell’Union Valdôtaine nell’ottobre 2018, quando il suo partito era al centro di scandali giudiziari (l’inchiesta della Dda di Torino Geenna e la Corte dei Conti sui finanziamenti al Casinò de la Vallée). Considerato dagli unionisti il “volto pulito” del partito, gli è stato affidato il compito di far rinascere l’Union Valdôtaine, che dal 2008 al 2018 era scesa di 25 punti passando dal 44 al 19%. Eletto presidente della Regione il 21 ottobre del 2020, Lavevaz ha continuato il suo progetto di “rottamazione”, non dando incarichi di governo a consiglieri regionali che avevano fatto parte di legislature passate. Una scelta che oggi gli si è ritorta contro.