Mafie

Messina Denaro, parla il fratello del piccolo Di Matteo sciolto nell’acido dal boss: “Nessun perdono. Spero soffra a lungo”

Nicola Di Matteo ricorda la morte di suo fratello Giuseppe, sequestrato, strangolato e poi fatto sparire dal capo mafioso di Castelvetrano: "Ho appreso che sta male. Non gli auguro la morte, ma gli auguro di star male più a lungo possibile"

“Ho letto che è malato. Mi auguro che possa vivere il più a lungo possibile per avere una lunga sofferenza, la stessa che ha imposto a mio fratello, un ragazzino innocente”. Non prova sollievo Nicola Di Matteo di fronte alla notizia dell’arresto del boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, prelavato oggi in una clinica di Palermo dopo 30 anni di latitanza. C’è ancora troppo dolore per la morte, e il modo in cui questa è avvenuta, di suo fratello Giuseppe. Il piccolo Di Matteo fu sequestrato per ordine, tra gli altri, di Messina Denaro il pomeriggio del 23 novembre 1993, all’età di 12 anni. Il boss non voleva che suo padre, Santino Di Matteo, ex-mafioso, collaborasse con la giustizia. Dopo 25 mesi di prigionia, l’11 gennaio 1996, Giuseppe venne strangolato e poi sciolto nell’acido.

“Non gli auguro la morte, ma gli auguro una lunga sofferenza, la stessa che ha fatto passare a mio fratello”, ha continuato Di Matteo, facendo riferimento alle condizioni di salute del capo mafioso di Castelvetrano, arrestato mentre si sottoponeva a un ciclo di cure per un cancro al colon. “Speravamo in questa conclusione, c’è voluto del tempo ma lo Stato ha dimostrato di essere presente. Mia madre? È contenta della notizia, ma il dolore che ha dentro se lo porterà nel cuore tutta la vita. È gioia mista a dolore”. Pensare di perdonare è impossibile: “È impensabile davanti alle atrocità che hanno imposto a Giuseppe. Era un ragazzino. Ora deve soffrire come mio fratello. Ha fatto qualcosa di disumano“.

“Si è riaperta una ferita, il ricordo di quel periodo orrendo. Ringrazio le forze dell’ordine e la magistratura che ci sono sempre stati accanto. Lo Stato ha i suoi tempi ma vince sempre”, ha dichiarato Nicola Di Matteo, auspicando che il lavoro degli inquirenti non si fermi qui: “Si deve ancora fare luce sulle coperture che hanno consentito una latitanza lunga 30 anni. Speriamo che tutta la verità possa venire a galla. Questi criminali non si allontanano mai troppo dai loro territori in cui possono contare su una fitta rete di persone pronte a proteggerli”.