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Cina, esportazioni in calo per il terzo mese consecutivo. A dicembre – 10%. Tengono gli scambi con la Russia

Gli analisti si attendono ulteriori flessioni nei prossimi mesi.  Le vendite verso gli Stati Uniti sono scesa di quasi il 20% e quello verso l'Unione europea del 17,5%. Tra tutti i suoi principali partner commerciali, lo scorso anno la Cina ha registrato il maggiore aumento del valore degli scambi con la Russia, con un aumento del valore dell'interscambio (import+ export) del 29,3%

Crolla l’export cinese in dicembre. Le vendite verso l’estero sono scese dal 9,9%, in discesa per il terzo mese di fila. Scendono anche le importazioni (- 7,5%) il che fa si che la bilancia commerciale mostri un attivo di 78 miliardi di dollari (93,7 miliardi nel dicembre del 2021). Gli analisti si attendono ulteriori flessioni nei prossimi mesi. Le vendite verso gli Stati Uniti sono scesa di quasi il 20% e quello verso l’Unione europea del 17,5%. Rimangono stabili viceversa gli scambi con la Russia. A provocare la flessione delle esportazioni sono diversi fattori, a cominciare dai problemi alle filiere produttive legati alla pandemia.

Nell’intero 2022 le esportazioni cinesi sono aumentate del 7%, per un valore di 3mila e 6oo miliardi mentre le importazioni sono aumentate di un più modesto 1,1% raggiungendo i 2mila 700 miliardi di dollari. Il surplus commerciale si è quindi attestato a 877 miliardi di dollari i salita di oltre il 30%. Tra tutti i suoi principali partner commerciali, lo scorso anno la Cina ha registrato il maggiore aumento del valore degli scambi con la Russia, con un aumento del valore dell’interscambio (import+ export) del 29,3% a 190,3 miliardi di dollari, trainato principalmente dalle importazioni cinesi di materie prime russe come gas e petrolio. Pechino ha un deficit commerciale nei confronti di Mosca di 38 miliardi, il valore più alto di sempre.

Come scrive su Twitter l’economista Miceael Pettis i dati sono emblematici di come l’incremento delle esportazioni non si traduca in migliori condizioni retributive per i dipendenti cinesi e quindi la domanda interna (anche di beni importati dall’estero) rimanga fiacca.