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Alvaro Vitali, dopo il successo la depressione: “Ho una pensione da 1200 euro al mese, mi hanno fregato. Lino Banfi? Provo dolore”

Il “Pierino” delle tante commedie sexy del cinema italiano torna a sfogarsi in merito a come il mondo dello spettacolo lo abbia messo in un angolo dopo tanti anni di successi. Ad addolorarlo anche il mancato sostegno di alcuni colleghi: “Lino Banfi non mi ha più cercato. E ne provo dolore”

Da elettricista ad attore grazie a Federico Fellini. Il grande successo nelle commedie sexy, poi il telefono di Alvaro Vitali ha smesso di squillare, e oggi, a 72 anni, arrotonda la sua pensione da 1200 euro al mese con qualche serata. Intervistato da Repubblica l’attore ripercorre la propria ascesa nel mondo del cinema italiano e il conseguente allontanamento – involontario – dalle scene, esprimendo un grande desiderio: “Fare un ultimo film, per fargliela vedere a chi non ha più creduto in me. Un’ultima opportunità”.

GLI INIZI GRAZIE A FELLINI – L’incontro fortuito di Alvaro Vitali con il cinema risale al 1969, quando viene reclutato come comparsa nel Satyricon. La paga? 70mila lire al giorno per sette giorni di lavoro, quando nella bottega del negozio di piazza Mastai dove lavorava percepiva 16mila lire a settimana. Fellini prende Vitali sotto la propria ala: “Lo divertiva la mia indole popolare. Mi chiedeva: ‘Ti è piaciuto Giulietta degli spiriti?’ ‘Sì’, mentivo. ‘E cosa ci hai capito?’ ‘Un cazzo, dottore’. Fellini ne rideva” ricorda l’attore.

IL GRANDE SUCCESSO E LO STOP IMPROVVISO – Poi il primo successo con Amarcord che gli consente di comprare casa a nonna Elena e lo traghetta verso le commedie sexy: “Il regista Nando Cicero, che era stato l’aiuto di Francesco Rosi, stava preparando L’insegnante, con Edwige Fenech. Mi chiamò. Dovevo interpretare un alunno siciliano che le sbavava dietro. Non poteva chiedermi di meglio: mi ero sempre ispirato a Lando Buzzanca” racconta. Sono gli anni del boom per Alvaro Vitali, che viene scritturato per circa 150 film e si dà alla bella vita: “Cambiavo macchine ogni tre mesi. E donne”. La fama di Vitali è tale che “non potevo entrare in un ristorante. Non avevo vita privata”, eppure agli inizi degli anni ’80 sembra non esserci più posto per lui nel cinema italiano: “Per Paulo Roberto Cotechino centravanti di sfondamento, nel 1983, presi cento milioni di lire di anticipo, ma il film incassò molto meno rispetto alle attese. Uscii di scena”. Il “Pierino” del grande schermo non si spiega questo improvviso cambio di rotta: “Ero popolarissimo. E lo sono ancora a 72 anni. Mi fermano per strada, mi chiedono i selfie. ‘Alvaro, tu sì che ce facevi divertì’, dicono”. Sono in pochi ad essergli rimasti accanto. Con suo grande dispiacere Lino Banfi non è tra questi: “Non mi ha più cercato. E ne provo dolore. Abbiamo recitato insieme in non so quanti film”.

IL PRESENTE DI ALVARO VITALI – Arriva quindi la depressione (“Non volevo più vedere nessuno. Non rispondevo più nemmeno al telefono”) da cui lentamente riesce a uscire. E oggi come vive Alvaro Vitali? “Arrotondo facendo spettacoli, nei teatri, soprattutto al Sud. A Roma poco, non c’è il culto della serata”. In questo modo riesce a integrare la pensione di 1200 euro, cifra ben lontana dai guadagni del passato, ma “mi hanno fregato un sacco di contributi” ammette l’attore. “Le case di produzione mi pagavano a giornata, ma su trenta me ne segnavano dieci al massimo. Così per anni. Non c’era internet, non c’erano i controlli di adesso, ed io mi sono fidato”.