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Il primo ministro della Polonia favorevole alla pena di morte “per i reati gravi”: “Abolirla è stata un’invenzione prematura”

La dichiarazione di Morawiecki è stata stimolata da un critico della gestione del governo polacco che provocatoriamente ha chiesto se la pena di morte potesse impedire al suo esecutivo di fare più danni alla società. Invece di condannare tali affermazioni o ignorare l'intervento, il premier ha però risposto seriamente, sottolineando di non essere d'accordo con la posizione assunta sul tema dalla Chiesa Cattolica

A 25 anni dalla sua abolizione, in Polonia torna il dibattito sulla pena di morte. E a sollevarlo è proprio il primo ministro di Varsavia e alleato europeo di Fratelli d’Italia, Mateusz Morawiecki, con una dichiarazione shock nel corso di una sessione di domande e risposte su Facebook. “A mio parere, la pena di morte dovrebbe essere ammessa per i crimini più gravi“, ha dichiarato il politico conservatore aggiungendo poi di non essere “d’accordo sull’argomento con l’insegnamento della Chiesa, perché sono un sostenitore della pena di morte”.

La dichiarazione di Morawiecki è stata stimolata da un critico della gestione del governo polacco che provocatoriamente ha chiesto se la pena di morte potesse impedire al suo esecutivo di fare più danni alla società. Invece di condannare tali affermazioni o ignorare l’intervento, il premier ha risposto seriamente sottolineando la propria posizione favorevole sulla pena capitale, nonostante sia un cattolico praticante. E ha anche affermato che l’abolizione della pena di morte, eredità del periodo sovietico, è stata una “invenzione prematura”.

La Polonia ha abolito la pena di morte nel 1997, mentre si stava liberando di alcune norme dell’era comunista e si preparava a entrare nell’Ue. Nel 2013, Varsavia ha ratificato un protocollo della Convenzione europea dei diritti umani che abolisce totalmente la pena capitale. Alcuni parlamentari dell’opposizione, tra cui Monika Falej, hanno osservato che tali opinioni sono caratteristiche dei governanti autoritari.