Calcio

Jordi Amat, il principe della difesa: diventa indonesiano e scopre di essere un discendente del re. Il suo regno? La nuova nazionale

Nato in Spagna, promessa (non mantenuta) del calcio iberico, ha deciso di prendere la cittadinanza indonesiana grazie a una nonna. Solo dopo ha capito che la sua vita era cambiata: per lui il titolo di Pangeran (principe). L'obiettivo? Condurre la selezione biancorossa a un buon risultato nella Coppa d'Asia

O Rei, Le Roi, Kaiser, Principe. Nel calcio attribuire titoli nobiliari non è certo una novità. Gli esempi si sprecano: Pelè, Milito, Francescoli, Beckenbauer, Platini. Nessuno però è passato dall’essere un calciatore al diventare un principe ereditario di fatto. Un cambio di prospettiva che pare essere uscito da una sceneggiatura hollywoodiana. Ma la vita di Jordi Amat ha ben poco di filmico. Spagnolo di nascita e ritrovatosi nobile dopo aver abbracciato la cittadinanza indonesiana, la stessa di una nonna. Una parabola unica cominciata esattamente 30 anni fa in Catalogna. Canet de Mar è un piccolo comune spagnolo di circa 12.500 abitanti. È situato esattamente a 43 chilometri a nord di Barcellona, sulla costa del Maresme, stretto tra i comuni di Arenys de Mar e Sant Pol de Mar. È qui che nasce Jordi Amat Maas, il 21 marzo 1992. Ed è sempre qui che scopre la passione per il pallone, muovendo i primi passi nella squadra locale. Un’esperienza che si conclude presto, quando il piccolo Jordi ha appena sette anni. L’Espanyol lo ha notato. Si fa tutta la trafila delle giovanili, fino al 2009, quando raggiunge la squadra B del club catalano.

Qui però rimarrà poco. Il tecnico Mauricio Pochettino comincia a convocarlo in prima squadra, facendolo esordire il 24 gennaio 2010 contro il Maiorca. A fine stagione saranno sei le presenze. L’anno successivo è quello della svolta. Amat è uno dei protagonisti dei Periquitos. Gioca 28 partite e la squadra si posiziona all’ottavo posto in classifica. A ridosso della zona Europa League. Per la stagione 2012/13 arriva però il prestito al Rayo Vallecano, con il quale sigla la prima rete nella Liga il 24 febbraio 2013 nel match perso in casa contro il Real Valladolid. I biancorossi chiudono in ottava posizione e per Amat è un’altra ottima stagione. Talmente tanto che dall’Europa cominciano ad interessarsi a lui. Dalla Premier League per l’esattezza. Lo Swansea per prenderlo spende 2,5 milioni di sterline. Il contratto è di quattro anni. La sua prima stagione si chiude con 30 presenze, di cui ben 9 in Europa League. Le difficoltà però arrivano. Amat comincia a giocare sempre meno, fino al prestito al Real Betis e al ritorno al Rayo Vallecano. In Spagna ritrova parte della brillantezza dei primi anni ma non a sufficienza per dare una svolta alla propria carriera. Nell’estate 2018 si trasferisce all’Eupen, club medio-basso nella Jupiler Pro League belga. Tre anni opachi e senza grandi soddisfazioni, poi arriva l’offerta che non ti aspetti. I malesi dello Johor Darul Ta’zim lo vogliono. Amat accetta. “All’inizio ho subito molte critiche – ha ammesso un pò di tempo fa – perché Indonesia e Malesia sono rivali”. Una nuova avventura che lo proietta improvvisamente in una nuova dimensione. Grazie a una nonna nata a Makassar, nel novembre scorso Amat ottiene la cittadinanza indonesiana e non solo. Ottiene molto di più. La parente infatti era una discendente del re di Siau. Il 1 luglio 2022 la discendenza di Jordi è stata ufficialmente confermata dal Consiglio reale del Sultanato di Nusantara. Per lui c’è il titolo di Pangeran (principe).

A livello calcistico il debutto con l’Indonesia è arrivato il 23 dicembre 2022 nella AFF Cup, il campionato del sud-est asiatico iniziato dopo i Mondiali in Qatar. Contro la Cambogia è finita 2 a 1 per gli indonesiani. L’obiettivo per il 2023 è però la Coppa d’Asia in Qatar, un torneo a cui i biancorossi non partecipavano dal 2007. Ma invece con la Spagna? La chiamata della nazionale maggiore non è mai arrivata, nonostante tutta la trafila delle selezioni giovanili. Dall’Under 16 fino all’Under 21. Le soddisfazioni sono state però poche. L’unica è arrivata dal mondiale Under 17 in Nigeria nel 2009. Le Furie Rosse chiudono al terzo posto. Ad ogni modo un capitolo che rappresenta ora un lontano ricordo. Il presente è una nazionale da trascinare e far crescere, e una nuova vita da “sangue blu” da affrontare.