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Lucca, la maggioranza di centrodestra elimina i riferimenti all’antifascismo. Insorge l’opposizione

La mozione riguardava una delibera approvata dalla precedente amministrazione (Pd) nel 2018, in base alla quale chi richiede la concessione di beni comunali o di benefici economici da parte del comune di Lucca deve firmare una “dichiarazione esplicita e formale di riconoscersi nei valori della Costituzione e della Resistenza, di ripudio del fascismo, del nazismo, di ideologie razziste, xenofobe o antisemite, omofobe e antidemocratiche, portatrici di odio o intolleranza religiosa”

“Bisogna distinguere i partigiani cattolici e liberali, da quelli social-comunisti. Questi ultimi, purtroppo la maggioranza, avevano ben altri obiettivi che salvare il nostro Paese: combattevano per un’altra dittatura”. “Mai firmerei un documento in cui si fa riferimento alla condivisione dei valori della resistenza”. Sono alcune frasi estrapolate dalla seduta del consiglio comunale di Lucca, iniziata alle 21.00 lo scorso 27 dicembre e chiusa quasi alle tre di notte. Una discussione accesa sulla controversa mozione presentata della maggioranza, dallo scorso giugno guidata dal sindaco Mario Pardini, eletto con la coalizione di destra. A seguire il dibattito un pubblico insolitamente ampio, circa 200 lucchesi.

Nello specifico, la mozione riguardava una delibera approvata dalla precedente amministrazione (Pd) nel 2018, in base alla quale chi richiede la concessione di beni comunali o di benefici economici da parte del comune di Lucca deve firmare una “dichiarazione esplicita e formale di riconoscersi nei valori della Costituzione e della Resistenza, di ripudio del fascismo, del nazismo, di ideologie razziste, xenofobe o antisemite, omofobe e antidemocratiche, portatrici di odio o intolleranza religiosa” (delibera di giunta 401 del 21 dicembre 2018). “È giusto violentare la propria coscienza per accedere ad un diritto che ci spetta, il suolo pubblico?” accusa nel suo intervento un consigliere. La proposta avanzata, approvata dalla maggioranza, è quella di sostituire la formula con una più generica “si riconosce nei valori e nei principi della costituzione repubblicana”, citando gli articoli 2, 3, 6, 8, 11, 19, 139 della Costituzione. Non la 12esima disposizione transitoria e finale, che vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.

La mozione, nelle intenzioni dei promotori, non avrebbe dovuto ricevere il clamore mediatico che ha avuto: “La destra ha presentato questa mozione, sperando che passasse sotto traccia, facendola presentare a due consiglieri di Forza Italia”, racconta Francesco Raspini (Pd), ex candidato sindaco con la coalizione di centrosinistra. “Quando l’hanno calendarizzata non c’era il testo, quindi non era chiaro di cosa si trattasse”. L’opposizione – Partito Democratico, Lucca Futura, Sinistra Con Lucca, Lucca Civica, Volt, Lucca è Popolare, Lucca è un grande noi – ha visto il testo della mozione solo pochi giorni prima del consiglio, ma è riuscita a spargere la voce e a raccogliere l’interesse della cittadinanza, che infatti ha partecipato numerosa ad un consiglio comunale serale e nel pieno delle vacanze natalizie. La discussione sulla mozione è stata inserita come ultimo punto dell’ordine del giorno e la maggioranza ha ulteriormente fatto ostruzionismo facendo intervenire tutti i propri membri su un’altra mozione dell’opposizione (“sembrava una presa in giro”, racconta Raspini), sperando che, passando il tempo, il pubblico se ne andasse. Ma non se n’è andato nessuno.

“In un primo momento”, racconta l’ex candidato sindaco, “i consiglieri di Forza Italia hanno provato a trasformarla in una questione burocratico-giuridica, sostenendo che la delibera 401 è illegittima. Sta di fatto che nei cinque anni in cui è stata in vigore, non c’è stato neanche un ricorso”. L’opposizione ha obiettato che, visto che l’argomento è l’utilizzo di spazi e beni comunali, il comune ha il diritto di assicurarsi che chi utilizza quegli spazi non lo faccia per propagandare idee o posizioni razziste, omofobe, fasciste, insomma, posizioni contrarie ai valori che fondano la nostra architettura istituzionale. “Nel frattempo, l’amministrazione alla fine di dicembre non ha presentato né il bilancio, né la programmazione delle opere pubbliche o altri atti legati al 2023” aggiunge Raspini. “Tra l’altro, tutti i membri della maggioranza hanno firmato la delibera che ora contestano per usare luoghi e spazi pubblici durante la campagna elettorale”. “A prescindere dal fatto che loro si sentano o siano fascisti”, conclude, “è chiaro che hanno debiti elettorali da pagare nei confronti di qualcuno che fascista è. La delibera, visto che la mozione è passata, sarà presto modificata dalla giunta. È un segnale chiarissimo ad una parte dell’elettorato che li ha portati al governo della città”.

“Il sindaco e la sua giunta”, commenta Daniele Bianucci, capogruppo di Sinistra Con Lucca – Civica Ecologista, “hanno presentato i temi dell’antifascismo, dell’antirazzismo, della lotta all’omofobia e all’intolleranza religiosa come temi divisivi, e da queste parole non si sono dissociati i consiglieri moderati o civici, anzi. Lucca ha da sempre una storia politica moderata, vicina al centrodestra cattolico democratico, ma le posizioni di questa amministrazione rappresentano una rottura. Come per il governo nazionale, a Lucca si parla di governo di centrodestra: ma è evidente che sono governi di destra-destra. Nella mia città, anche il civismo appunto si allinea con posizioni fino a qualche anno fa considerate estreme”, sostiene Bianucci. Su quest’ultimo punto si sofferma anche Raspini: “A Lucca il civismo o presunto tale ha trovato la sua ragion d’essere nell’odio e nell’antipatia per l’amministrazione precedente. Sull’altare di questa antipatia, ha accettato il compromesso con l’estrema destra. Il collante deriva dall’essersi costituiti “contro” l’amministrazione precedente. Un atteggiamento revanscista, che si manifesta con questi atti ad alto valore simbolico”.