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Uk, con l’arrivo del premier Sunak disagi e scioperi sono all’ordine del giorno

Con l’arrivo di Rishi Sunak, dopo il premierato breve ma disastroso di Liz Truss, la situazione economica in Inghilterra doveva calmarsi. L’avvento di Sunak, nonostante abbia fatto parte del governo sciagurato di Boris Johnson, è stato soprannominato ‘il ritorno degli adulti’ al Numero 10. Ma il danno di Trussonomics, per cui Truss ha tagliato le tasse senza fondi in un’economia già fragile grazie a dodici anni di bassa crescita economica (e non citiamo neanche l’inflazione in Europa), ha creato diseguaglianze profonde negli standard di vita e scatenato un inverno di scioperi.

Il 3% delle famiglie più ricche della popolazione inglese godono di standard di vita molto alti. Le famiglie a basso reddito in Inghilterra, invece, hanno uno standard di vita inferiore al 20 per cento di famiglie a basso reddito in Slovenia. La storia non è neanche bella per le famiglie di medio reddito. Nel 2007, prima dell’arrivo dei Tories, le famiglie di medio reddito in Inghilterra avevano standard di vita che erano solo inferiori all’8% rispetto alle famiglie dello stesso reddito in Nord Europa.

Adesso, una famiglia di medio reddito in Slovenia sarà più ricca di una famiglia simile in Inghilterra nel 2024. Una volta, i tifosi della Brexit, come Nigel Farage, accusavano persone dell’Est Europa che lavoravano in Inghilterra per uno standard di vita migliore di aver ‘sfruttato’ le risorse dello stato britannico. La grande ironia è che, alla fine del decennio, una famiglia polacca sarà più ricca di una famiglia inglese.

Dopo il crollo della sterlina sotto Truss, Sunak è riuscito a calmare un po’ i mercati proponendo aumenti di tasse e tagli al budget. Ma nel piano di Sunak e del ministro dell’Economia Jeremy Hunt non c’era molto di rassicurante per chi lavora nel pubblico, un settore che in termini reali ha vissuto tagli allo stipendio del 5,8% a dicembre. Nel frattempo i prezzi del cibo, dell’energia e del trasporto rimangono sproporzionatamente alti: 3 milioni non ce la faranno a pagare le bollette per il riscaldamento durante l’inverno.

Perciò l’Inghilterra si trova in una ondata di scioperi quest’inverno. A ottobre, l’Inghilterra ha subito il numero più alto di giorni di lavoro persi per via degli scioperi negli ultimi dieci anni. Non si può neanche sottovalutare l’impatto degli scioperi sull’Nhs, dove nella professione medica ci sono state cancellazioni di 35.000 interventi e appuntamenti.

Innumerevoli cancellazioni di treni, attese lunghissime per un appuntamento con il dottore, storie di gente che prova dolore e che aspetta ore per un’ambulanza. I servizi pubblici in Inghilterra non funzionano come dovrebbero. Sembra che il paese sia tornato ai giorni difficili del ‘Winter of Discontent’, l’inverno del 1978-’79, soprannominato con una frase di Shakespeare, quando scoppiarono numerosi scioperi che causarono molti disagi.

Nonostante l’impatto, i britannici in generale comprendono chi sciopera. Inoltre, i sondaggi dimostrano che il partito di Sunak è nei guai. Il 47% degli elettori voterebbe per il partito laburista se ci fosse un’elezione domani, nei confronti di un solo 25% per i conservatori. Ancora più preoccupante per i Tories, solo 2% di votanti dai 18-24 anni e 15% dei votanti dai 25 ai 49 anni li voterebbero.

Il futuro del partito conservatore, dunque, resta in bilico. Ma per ora, i discorsi tra il governo e i sindacati restano in stallo. Sunak non cambia idea, anche se i sindacati chiedono solo un aumento di stipendi in linea con l’inflazione e un miglioramento delle condizioni lavorative. Scioperi a parte, l’elefante nella stanza rimane, al solito, la Brexit. L’accordo commerciale di Boris Johnson non sta funzionando a livello economico – lo ha espresso chiaramente l’ex capo della Banca d’Inghilterra. La sterlina ha perso un quinto del suo valore dopo la Brexit. E l’opinione pubblica su Brexit è cambiata dal 2019: la maggioranza degli inglesi crede che lasciare l’Ue sia stato uno sbaglio e 1 su 5, tra chi ha votato per la Brexit, rimpiange la sua decisione.

La Brexit ha anche a che fare con gli scioperi. Ad esempio, un motivo per cui i lavoratori della Nhs sono sotto tanta pressione è la mancanza di personale all’interno degli ospedali. Senza la libertà di movimento, fuori dall’Ue è molto più difficile trovare personale per colmare il divario. Per di più, ci vogliono anni e investimenti che i conservatori non vogliono fare per addestrare infermieri all’interno del paese.

Finché Sunak non riconoscerà che l’accordo di Johnson, allontanandosi dall’Ue, sia stato spericolato, la situazione economica non si risolverà. Questo però sarà abbastanza improbabile visto che Sunak stesso era un sostenitore della Brexit.

La luce in fondo al tunnel c’è. Ma arriverà con le elezioni e un cambio di governo, non un quinto primo ministro conservatore. Sfortunatamente, il Regno Unito deve aspettare il 2024 per liberarsi di un partito conservatore marcio e privo di soluzioni. Al massimo, entrando nel 2023, gli inglesi possono tenere stretta un po’ di speranza e che Sunak non peggiorerà la situazione più di quanto abbia fatto quel primo ministro che è durato meno di una lattuga.