Politica

Lega, strappo in Lombardia: tre consiglieri escono in polemica. Salvini li espelle, ma Bossi chiede di ripensarci

"Il malessere interno", la "non predisposizione all’ascolto delle innumerevoli criticità territoriali" e "l'abbandono totale delle tematiche autonomiste nordiste" sono le giustificazioni usate dai tre consiglieri che hanno deciso di andarsene

Terremoto nella Lega in Lombardia. Tre consiglieri regionali vicini a Umberto Bossi hanno deciso di lasciare il gruppo Lega Salvini Premier con l’intento di creare un nuovo gruppo regionale al Pirellone: sono Roberto Mura, Federico Lena e Antonello Formenti. I tre se ne sono andati in polemica con la gestione del partito: visto “il malessere interno”, la “non predisposizione all’ascolto delle innumerevoli criticità territoriali” e “l’abbandono totale delle tematiche autonomiste nordiste”, hanno dichiarato.

Di fronte alla cacciata è intervenuto però lo stesso Bossi che ha chiesto al segretario del partito di annullare il provvedimento: “Negli ultimi giorni abbiamo recuperato molte persone che si erano allontanate dalla Nostra Lega, e ci impegneremo nel continuare su questa strada”, ha scritto in una nota. “Chiederò a Salvini l’annullamento del provvedimento disciplinare per i 3 consiglieri, perché la Lega ha bisogno di unità”. Un appello arrivato anche da Paolo Grimoldi, co-fondatore del Comitato Nord, per il quale “la Lega si deve rinnovare da dentro. Il territorio – dice – i militanti, i sindaci, gli eletti hanno bisogno – almeno in Lombardia – di una gestione chiara e presente e di risposte politiche invece che giocare a nascondino”

Secondo le indiscrezioni circolate nel pomeriggio, il gruppo avrebbe potuto chiamarsi appunto “Comitato Nord“. Secondo quanto apprende l’agenzia LaPresse, la richiesta è stata comunicata all’Ufficio di presidenza del Pirellone dallo stesso Mura, che sarà presidente, uno dei bossiani che ha partecipato la scorsa settimana al ‘battesimo’ del ‘Comitato Nord’ a Giovenzano (Pavia). La costituzione del nuovo gruppo degli scissionisti della Lega arriva a due mesi dalle elezioni regionali di febbraio per evitare la raccolta firme in vista della formazione delle liste.

A loro ha replicato il coordinatore lombardo del Carroccio Fabrizio Cecchetti: “E’ inverosimile parlare di scelta dettata da ‘criticità territoriali e abbandono delle tematiche autonomiste’, riferendosi alla Lombardia, pensando che il nostro movimento ha cinque ministri lombardi, pensando ai miliardi appena sbloccati dal ministro Salvini per opere infrastrutturali lombarde, pensando all’accelerazione impressa dal ministro Calderoli all’iter dell’autonomia regionale o tanti dossier lombardi, primo fra tutti quello delle Olimpiadi, subito presi in mano dai nostri ministri”. Calderoli, dal canto suo, non ha voluto commentare: “Oggi parlo di Campania, non mi occupo di Lombardia. Qui sono un ministro dello Stato”, ha detto a margine di un incontro a Napoli con il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.

Una crepa, quella nel centrodestra, che interessa molto il fronte opposto. “Il centrodestra”, ha scritto il candidato dem alle prossime elezioni Pierfrancesco Majorino, “esprime, nei fatti, due candidati. Letizia Moratti, in difficoltà nei sondaggi, e Attilio Fontana. Oggi dalla Lega in consiglio regionale sono usciti tre consiglieri. In altre parole: l’alleanza che ha governato sin qui per 28 anni mostra più di una crepa. Il nostro dovere è rendere più forte possibile la nostra proposta e coalizione. Liste civiche, movimenti politici, amministratori locali, cittadine e cittadini: il mio appello è rivolto a tutte e tutti coloro che sono pronti ad unirsi per mettere al centro un cosa sola e fondamentale: il futuro della Lombardia”. Per il capogruppo del M5s in Regione, Nicola Di Marco, “la Lega perde sempre più i pezzi e la leadership di Salvini, oltre a scricchiolare, non convince più nemmeno i leghisti. In Lombardia c’è il fuggi fuggi pre-elettorale, dopo gli assessori è la volta dei consiglieri regionali: la disfatta della Lega prende forma e si concretizzerà nel voto del prossimo 12-13 febbraio”. Secondo Osvaldo Napoli, di Azione, oggi s’è accesa “una spia rossa sulla leadership di Matteo Salvini”. “È solo l’inizio di uno smottamento accelerato. È bastato che il vecchio leone, Umberto Bossi, lanciasse un richiamo sull’insoddisfazione crescente della base tradizionale perché – conclude Napoli – un’increspatura si trasformasse in maremoto”.