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Perù, arrestato il presidente Pedro Castillo: aveva tentato di sciogliere il Parlamento. La nuova presidente è la sua vice Dina Boluarte

In un discorso rivolto alla nazione, il capo dello Stato ha annunciato di voler sciogliere il Congresso (controllato dalle opposizioni) subito prima del voto sul suo impeachment. L'Assemblea però non si è adeguata all'ordine e ha votato la destituzione a larga maggioranza: ancor prima dell'esito, Castillo ha abbandonato con tutta la famiglia il palazzo del governo. Fermato, è stato sottoposto a dieci giorni di carcere preventivo per presunta sedizione

Il presidente della Repubblica del Perù, Pedro Castillo, è stato arrestato dalle autorità del suo Paese e condannato a dieci giorni di carcere preventivo per presunta sedizione, turbativa dell’ordine pubblico ed eccesso di potere. Martedì 7 dicembre, infatti, aveva tentato di sciogliere il Parlamento nazionale – controllato dall’opposizione – poche ore prima di una seduta con all’ordine del giorno il suo impeachment per “incapacità morale permanente“, chiesto in seguito ad accuse di corruzione. In un discorso rivolto alla nazione, il capo dello Stato aveva annunciato di voler convocare elezioni legislative da tenere entro nove mesi, e di voler governare “per decreto” nel periodo di transizione. Inoltre ha tentato di imporre (a partire da mercoledì) il coprifuoco tra le 22 e le quattro del mattino, chiedendo a tutti coloro che posseggono armi di consegnarle al più vicino posto di polizia nel giro di 72 ore. Da subito i media nazionali hanno denunciato il tentativo di golpe: anche il presidente della Corte costituzionale, Francisco Morales, ha parlato di un “colpo di Stato destinato al fallimento”, chiedendo alle forze armate di “ristabilire la democrazia in base alla Costituzione”.

Il Congresso – l’unica Camera del Parlamento di Lima – non si è però adeguato all’ordine: il presidente dell’assemblea William Zapata ha aperto regolarmente la sessione. I parlamentari hanno quindi deciso di non procedere al dibattito e di passare immediatamente al voto, che ha approvato la destituzione del capo dello Stato con 101 voti a favore (ne servivano 87, i due terzi) sei contrari e dieci astensioni. Senza aspettare l’esito, Castillo ha abbandonato con tutta la famiglia (e con l’ex primo ministro Anìbal Torres) il palazzo del governo, diretto nella Prefettura della capitale, dove è stato arrestato. Negli stessi minuti si è dimessa la sua premier, Betssy Chavez, nominata appena lo scorso 25 novembre. A seguito del voto d’impeachment il Parlamento ha convocato la vicepresidente della Repubblica, Dina Boluarte, per l’ufficializzazione della successione: “Respingo la decisione di Pedro Castillo di perpetrare il crollo dell’ordine costituzionale con la chiusura del Parlamento. È un colpo di stato che aggrava la crisi politica e istituzionale che la società peruviana dovrà superare con il rigoroso rispetto della legge”, ha scritto lei su Twitter.

Anche Polizia e l’esercito hanno subito scaricato Castillo con un comunicato congiunto: “Le Forze armate e la Polizia peruviane sono rispettose dell’ordine costituzionale stabilito“, hanno fatto sapere. Sottolineando che “l’articolo 134 della Costituzione stabilisce che il presidente della Repubblica ha la facoltà di sciogliere il Parlamento se questo ha censurato o negato la fiducia per due volte il Consiglio dei ministri”, circostanza che in questo caso non si è realizzata. “Qualsiasi atto contrario all’ordine costituzionale stabilito costituisce una violazione della Costituzione e produce la non obbedienza da parte delle Forze armate e della Polizia nazionale del Perù”, concludevano.