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Capelli fragili, pelle secca e stanchezza: così una 27enne ha scoperto di avere un tumore alla tiroide. L’esperto: “Ecco i sintomi da non sottovalutare”

È la storia drammatica di Christina McKnight che a 27 anni, nel pieno delle sue forze, scopre questo tipo di cancro dopo avere sottovalutato alcuni segni premonitori che, stando al racconto della donna, sarebbero stati - inizialmente - capelli fragili e pelle secca, ma successivamente, stanchezza e confusione mentale

Afferma di avere ignorato i sintomi. Da qui l’insorgenza, imprevista, di un tumore alla tiroide. È la storia drammatica di Christina McKnight che a 27 anni, nel pieno delle sue forze, scopre questo tipo di cancro dopo avere sottovalutato alcuni segni premonitori che, stando al racconto della donna, sarebbero stati – inizialmente – capelli fragili e pelle secca, ma successivamente, stanchezza e confusione mentale. In un primo momento, Christina, essendo una persona giovane e sportiva – “Avevo appena corso una mezza maratona, fatto CrossFit per tre anni e non avevo alcuna malattia ereditaria della tiroide in famiglia”, ha raccontato al Mirror – non aveva dato particolare peso alla cosa. Solo in seguito, spinta soprattutto dal marito che insisteva per fare dei controlli, Christina si fa visitare dal suo medico: “Mi ha toccato il collo e ha trovato un nodulo di cui non ero nemmeno a conoscenza. Con la sua diagnosi ha cambiato tutto”, sottolinea nella storia che ha condiviso in un video su TikTok, dieci anni dopo l’accaduto, per sensibilizzare le persone a una maggiore prevenzione. La storia di Christina presenta però alcuni elementi e dubbi da chiarire. Proviamo a capire perché.

Che cos’è La tiroide è una ghiandola endocrina, dalla forma simile a una farfalla. Produce gli ormoni tiroidei che rilascia nel circolo sanguigno. Gli ormoni tiroidei regolano il battito cardiaco, la temperatura corporea e soprattutto il metabolismo. Nei bambini intervengono anche nello sviluppo fisico e psichico, e la loro carenza provoca un grave deficit sia nella statura, sia cognitivi. La produzione ormonale della tiroide è a sua volta stimolata da un altro ormone, il TSH (o ormone tireostimolante) che viene prodotto e rilasciato dall’ipofisi, una ghiandola posta nelle parti profonde del cervello. La struttura degli ormoni tiroidei è caratterizzata dalla presenza di alcuni atomi di iodio, che è quindi un elemento fondamentale per la loro attività. La tiroide può funzionare più del normale (ipertiroidismo con aumento degli ormoni) o meno del normale (ipotiroidismo con ormoni bassi) e in entrambi i casi si possono avere disturbi importanti.

Diffusione – Il tumore alla tiroide è causato dall’anomalo sviluppo di alcune cellule di questa ghiandola. Secondo i dati riportati dall’Airc, “Il cancro della tiroide rappresenta il 3-4% di tutti i tumori umani e colpisce soprattutto le donne tra i 40 e i 60 anni. È uno dei tumori più frequenti per le donne in questa fascia d’età. L’incidenza è di circa 5 casi ogni 100mila abitanti per gli uomini e circa 15-18 nuovi casi ogni 100mila abitanti per le donne”. Siamo di fronte a un tipo di tumore più comune di quanto si pensi, perché spesso non dà segni evidenti della sua presenza, visto che cresce molto lentamente ed è poco invasivo. Ed è questo il primo punto da affrontare: esiste una correlazione tra i sintomi che cita la signora Christina e il tumore della tiroide? “I sintomi che questa persona riporta non sono verosimilmente legati alla neoplasia tiroidea in sé, ma a un coesistente ipotiroidismo che potrebbe essere dovuto a una comune malattia infiammatoria cronica su base autoimmune della tiroide, ossia la tiroidite di Hashimoto”, chiarisce subito il professor Andrea Giustina, direttore dell’Unità di endocrinologia dell’IRCCS, ospedale San Raffaele di Milano.

La parola all’esperto

Professor Giustina, quali sono allora i sintomi e quando dobbiamo rivolgerci al nostro medico?
“Il sintomo principale è la comparsa di un rigonfiamento localizzato non dolente del collo, il cosiddetto nodulo tiroideo”.

Come si cura il tumore della tiroide?
“I noduli tiroidei sono solo in piccola parte tumori maligni. Inoltre, i tumori maligni della tiroide sono prevalentemente, dal punto di vista biologico, non particolarmente aggressivi (i tumori cosiddetti ‘papillari’, i più frequenti, o ‘follicolari’ che in termini tecnici sono definiti ‘ben differenziati’. Nel caso di un tumore maligno della tiroide, la terapia scelta è la tiroidectomia totale. Anche se per i tumori molto piccoli, in assenza di fattori di rischio o di coinvolgimento dei linfonodi del collo, si può anche sottoporre il paziente – specie se anziano – a osservazione stretta, senza chirurgia. Nei pazienti a rischio intermedio o alto di avere una recidiva, o interessamenti a distanza come nel caso di questa persona, la chirurgia è seguita dalla radioiodioterapia che permette in molti casi una cura radicale del tumore. La terapia con lo iodio radioattivo è mirata alla tiroide ed è anche detta radiometabolica in quanto basata sul principio che le cellule tiroidee sono le uniche dell’organismo a utilizzare lo iodio per il loro funzionamento. Ovviamente è anche necessaria una terapia medica basata sull’ormone tiroideo che la ghiandola asportata non può più garantire alla persona operata”.

Quali sono i fattori di rischio e le cause?
“Tra i fattori di rischio dei tumori ben differenziati c’è la carenza di iodio che causa il gozzo; inoltre, è da considerare anche l’esposizione a radiazioni ionizzanti: è un fattore di rischio per questi tumori che sono più comuni in persone che sono state sottoposte per vari motivi a radioterapia del collo oppure esposte a radioattività, come nel caso del disastro di Černobyl (particolarmente nei bambini). Inoltre, per i tumori ben differenziali, anche avere un parente stretto che ha avuto il tumore può rappresentare un fattore di rischio. Esiste infine un tumore piuttosto raro della tiroide, il cosiddetto ‘midollare’, in cui vi è un’origine genetica nota (mutazione dell’oncogene RET) che si può associare ad altri tumori endocrini nella cosiddetta MEN2 e che viene trasmessa da genitori ai figli. Pertanto, anche i familiari dei pazienti con tumore midollare sono sottoposti a valutazione endocrinologica e a test genetico per la mutazione di RET”.