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“Usa facciano cadere le accuse contro Julian Assange”: la lettera di 5 testate per liberare il fondatore di Wikileaks

La lettera aperta pubblicata su New York Times, The Guardian, Le Monde, El Pais e Der Spiegel. "L'incriminazione di Assange - si legge - è un pericoloso precedente e minaccia di minare il primo emendamento e la libertà di stampa in America"

New York Times, The Guardian, Le Monde, El Pais e Der Spiegel. Cinque testate di cinque Paesi diversi tutte d’accordo su un punto: gli Stati Uniti devono ritirare le accuse contro Julian Assange. I giornali, che il 28 novembre di 12 anni fa parteciparono alla pubblicazione dei 250mila documenti, ottenuti da Assange, del ‘cablegate’, che rivelò “corruzione, scandali diplomatici e vicende spionistiche a livello internazionale”, hanno pubblicato una lettera aperta in favore del fondatore di Wikileaks. “La sua incriminazione è un pericoloso precedente e minaccia di minare il primo emendamento e la libertà di stampa in America – si legge – ottenere e diffondere informazioni segrete nel pubblico interesse è la parte essenziale del lavoro quotidiano dei giornalisti. Se questo lavoro viene criminalizzato – conclude – il nostro dibattito pubblico e le nostre democrazie saranno indebolite in modo significativo”. E ancora: “Pubblicare non è un reato: il governo degli Stati Uniti deve far cadere le accuse contro Julian Assange per aver pubblicato segreti”.

Incriminato per spionaggio dagli Stati Uniti, Assange dal 2019 è rinchiuso in una prigione britannica, dopo essere stato rifugiato per sette anni nell’ambasciata londinese dell’Ecuador che gli aveva concesso l’asilo, poi ritirato per permettere l’arresto. L’ex ministro dell’Interno, Priti Patel, ha concesso l’estradizione, ed ora si aspetta l’esito del ricorso presentato dai suoi avvocati lo scorso luglio. Negli Stati Uniti Julian Assange rischia di essere incriminato in base a una legge “progettata per perseguire le spie della Prima guerra mondiale”, come la definiscono i media che si oppongono al processo. Assange nel 2010 fece pubblicare estratti di 250mila documenti, fatti trapelare a WikiLeaks da Chelsea Manning, allora soldato americano, in cui venivano resi noti i meccanismi interni della diplomazia statunitense.