Politica

Autonomia delle regioni, Bonaccini ed Emiliano bocciano la “bozza Calderoli”. Il ministro: “Solo appunti di lavoro”

“Chi è contro l’autonomia è contro la Costituzione”. “Nessuno è contro l’autonomia, peraltro prevista dalla Costituzione”. I presidenti di Veneto ed Emilia Romagna, Luca Zaia e Stefano Bonaccini, a margine della prima riunione tra regioni e governo per discutere della “bozza Calderoli”, tendono a ridimensionare le divergenze intorno all’autonomia differenziata.

Alla fine dell’incontro di via Parigi, però, è lo stesso ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, a derubricare la bozza a mero “appunto di lavoro”. Il perché sta nelle critiche espresse al documento sia dal presidente Bonaccini, sia dal governatore pugliese Michele Emiliano.

“Per trovare un possibile accordo – spiega il presidente della Regione Emilia Romagna – serve una legge quadro, poi vanno definiti i Lep (Livelli Essenziali di Prestazioni, ndr) e serve il coinvolgimento del Parlamento, perché siccome è il Parlamento a votare un’eventuale assegnazione di concessione dell’autonomia alla Regione, se ci pensate la gran parte dei parlamentari che deve votarla non fa neanche parte di quella regione. Per la Lombardia, per esempio, 5 eletti su sei non sono lombardi, figuratevi gli altri”. Quindi continua: “Poi io ho detto al ministro che vanno eliminate le questioni dei ‘residui fiscali’ perché se entri in quella questione vai a rischiare la secessione e non l’autonomia. Dall’altra parte va tolta dal banco la questione della regionalizzazione della scuola, perché – conclude Bonaccini – se pensiamo a venti scuole diverse non pensiamo a un Paese con una cornice di unità nazionale. Altrimenti non sarà possibile arrivare ad un accordo”.

Ancora più netto Emiliano. “È escluso che scuola, energia e trasporti possano essere delegate alle regioni. Il rischio è una babele nella quale un cittadino italiano, spostandosi sul territorio nazionale, trovi ordinamenti giuridici e regole completamenti diversi determinati dalle Regioni e non più dallo Stato nazionale. Questa cosa non sta né in cielo né in terra”.

La “bozza Caledoroli”, critica inoltre Emiliano, “violando la Costituzione dice che se una Regione ed il Governo fanno un’intesa su un assetto diverso delle competenze e finanziamenti, il Parlamento non può mettere becco – spiega – Può solo dire solo sì o no, come fosse un trattato internazionale. Questa cosa non può essere”.

Calderoli però si difende: “Le critiche vorrei che ci fossero quando un testo ci sarà e non sugli appunti di lavoro che stiamo costruendo”.