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Lombardia, Dalla Chiesa apre a Moratti: “Io andrei a vedere il programma”. E dal Lazio D’Amato la definisce “un’ottima candidatura”

Il sociologo, punto di riferimento dell'antimafia a Milano: "Per il centrosinistra lombardo è tempo di affrontare il mare aperto, altrimenti si rischia di rinchiudersi in un monastero politico". E il candidato del Pd nel Lazio lancia messaggi a Calenda: "Stima"

Il centrosinistra deve appoggiare la candidatura di Letizia Moratti in Regione Lombardia? “Io andrei a vedere il programma“. Parola di Nando dalla Chiesa, sociologo, figlio di Carlo Alberto – il generale dei carabinieri ucciso da Cosa nostra nel 1982 – e storico punto di riferimento dell’antimafia milanese. “Per il centrosinistra lombardo è tempo di affrontare il mare aperto, altrimenti si rischia di rinchiudersi in un monastero politico”, dice dalla Chiesa, intervistato dal Corriere della Sera. Ma come mai il professore ha deciso di schierarsi a sorpresa per l’ex ministra di Silvio Berlusconi? “Potrei dire come Woody Allen che ‘a volte mi vengono in mente cose che non condivido’, ma in realtà mi sono convinto che valga la pena un’apertura di credito, perché di certo non ho più voglia di rivedere il solito film del centrosinistra“.

A che film si riferisce della Chiesa? “Ci ritroviamo in un teatro milanese, ci sono i comici, gli attori, un conduttore che ci illustra le bellezze del candidato, un rappresentante del mondo Lgbt, un immigrato africano, un giovane che si occupa di beni confiscati alla mafia, un cantautore, quindi arriva il candidato che ci invita a riscoprire la politica, accompagnato da applausi ogni 15 parole. Ce ne andiamo felici e alle elezioni prendiamo dal 15 al 20% e perdiamo. Rimane tutto come prima, perché dall’altra parte c’è un blocco di potere granitico che può contare su un’ondata di consensi tale da permettere che Daniela Santanché doppi nelle urne un intellettuale come Carlo Cottarelli e a Sesto Emanuele Fiano perda con Isabella Rauti“, è il ragionamento del sociologo, che predica “piuttosto un atto di coraggio”. Eppure l’intera storia di Letizia Moratti è una storia di destra: dal governo Berlusconi alla guida di Palazzo Marino a Milano fino all’incarico in Regione Lombardia, come vice del leghista Attilio Fontana: “È vero – risponde dalla Chiesa – ma cominciamo a prendere atto che ha preso le distanze da due provvedimenti molto identitari per la destra, come il reintegro dei medici No vax e l’innalzamento del limite dei contanti”. E dire che in passato lo stesso dalla Chiesa era stato molto critico per i toni quasi negazionisti nei confronti della mafia dell’allora sindaca di Milano. “Ma nel settembre scorso, invitata in Statale per il decennale di studi sulla criminalità organizzata, ha sorpreso tutti con una relazione che esprimeva posizioni molto diverse. Quindi dal 2010 a oggi ha fatto un percorso”, risponde dalla Chiesa che sottolinea: “Ci rendiamo conto dell’effetto a livello nazionale di un’eventuale sconfitta della destra in Lombardia?”.

Un’apertura certamente inaspettata quella del professore. E che arriva nelle stesse ore in cui Alessio D’Amato, candidato governatore del Lazio, lancia il suo endorsement in direzione Milano. Intervistato a Un giorno da pecora su Radio Uno, ha detto di ambire a essere “il candidato unitario di tutto il centrosinistra, dal Pd al Terzo polo all’area rossoverde fino a +Europa e ai Radicali. Io sono fiducioso nell’unità”. L’ex assessore di Nicola Zingaretti ha ricordato il suo rapporto di “stima con Calenda” e poi ha giudicato “un’ottima candidatura” quella della Moratti in Lombardia. Una frase che non sfuggita al centrosinistra laziale: “Dire di apprezzare Moratti è solo l’ultimo modo per presentarsi come il candidato del Terzo polo, così non si può andare avanti”, è come Repubblica Roma sintetizza il malumore dei dem capitolini. Di sicuro c’è solo che fino a questo momento lo strappo di Moratti nei confronti del centrodestra ha incendiato soprattutto i rapporti dentro al centrosinistra.