Calcio

Insulti razzisti ad una calciatrice di 15 anni: “Mi guardavo in cerca di un aiuto, ma ho trovato indifferenza. Ma io denuncerò sempre”

La ragazza non era in campo e stava seguendo dagli spalti il match tra la sua squadra, l'Ancona Respect, e l'Alma Juventus Fano 1906. Il racconto al "Corriere della Sera": "Solo un genitore è intervenuto in mia difesa. Ma non è stato il primo episodio del genere nella mia vita. Una volta tornai a casa piangendo sperando di rinascere bianca. Ma non starò mai zitta"

“Lui ha detto chiaramente mangiabanane. E poi gli altri insulti che non voglio ripetere. Mi sentivo osservata da tutti e mi guardavo intorno in cerca di un aiuto”. E’ il racconto fatto al Corriere della Sera di una calciatrice di 15 anni, tesserata con l’Ancona Respect. La giovane stava seguendo dagli spalti il match tra la sua squadra e l‘Alma Juventus Fano 1906 e durante l’incontro ha commentato alcune decisioni arbitrali secondo lei sbagliate. I suoi interventi non sono andati giù al padre di una giocatrice della squadra avversaria che ha cominciato a risponderle. Ma le risposte dell’uomo si sono trasformate presto in insulti: “Mangiabanane“, “Stai zitta o ti sbianco“. A contorno anche la vaga minaccia sul fatto che lui è istruttore di arti marziali. “Uno dei genitori – racconta la ragazza al Corriere – è intervenuto immediatamente. Si è arrabbiato moltissimo e lo ha rimproverato ad alta voce: ‘Ma come si fa a dire queste cose a una bambina’, diceva. E ancora: ‘Non ti vergogni? Potrebbe essere tua figlia’. Per il resto, non ho avvertito una vera e sincera reazione da parte degli altri presenti. Qualche ghigno e una certa indifferenza, sì. Alcuni si sono indignati solo dopo che ho avuto modo di spiegare cosa era accaduto e cosa mi era stato detto”.

La 15enne, che ha i genitori originari della Nigeria, frequenta l’istituto alberghiero e in futuro vorrebbe iscriversi a medicina e psicologia. “Gli insulti sono iniziati a scuola – racconta – Dalle elementari in poi. Insulti e minacce. Anche l’atteggiamento delle altre madri, che non tenevano in considerazione la mia e non la invitavano ai ritrovi pomeridiani, mi faceva male. Ho avuto un crollo, una volta, quando avevo dodici anni. Tornando a casa, dissi piangendo a mia madre che volevo morire per rinascere bianca“. Ora però assicura: “Denuncerò sempre, non starò mai zitta, mai”.

Due giorni dopo l’episodio l’Alma Juventus Fano ha diffuso una nota per stigmatizzare l’episodio di razzismo. “Episodio gravissimo in generale – si legge – e ancor più ingiustificabile perché rivolto in un contesto sportivo che intende trasmettere, al di là della competizione agonistica, i valori del rispetto reciproco, dell’impegno e della disciplina, nonché quello dell’integrazione e dell’appartenenza a un gruppo”. L’Alma Juventus ha già anticipato di voler invitare le atlete dell’Ancona Respect per un’amichevole “finalizzata a condannare unanimemente il grave episodio accaduto ed in quell’occasione saremmo lieti di ospitare in un contesto conviviale entrambe le squadre per ribadire i veri valori che devono animare la pratica agonistica”.

La 15enne e l’Ancona Respect hanno ricevuto la solidarietà del presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli: “Il razzismo è un virus che muta facilmente e invece di sparire si nasconde, ma è sempre in agguato. Le espressioni di razzismo rinnovano in noi la vergogna dimostrando che i progressi della società non sono assicurati una volta per sempre – scrive in una nota – La aspettiamo sul campo e sugli spalti dello stadio di Ancona, pronti a premiarla in nome del calcio vero fatto solo di gioia, amicizia e rispetto”.