Giustizia & Impunità

Investì e uccise una 53enne mentre scriveva su una chat erotica: autista di bus patteggia 18 mesi. Il marito della vittima: “Non è giustizia”

L'incidente avvenne nel 2020 a Cinisello Balsamo, in provincia di Milano. La vittima, Cristina Conforti, stava attraversando sulle strisce. Dalle indagini è emerso che due minuti prima della chiamata ai soccorritori l'imputato stava scambiando messaggi su una chat erotica. I familiari della donna: "Ammazzi una persona e hai quasi la certezza di cavartela con poco"

Alla guida di un autobus investì e uccise una donna di 53 anni e dalle indagini emerse che in quegli istanti stava scambiando messaggi su una chat erotica. Per questo un autista della Atm, l’azienda di trasporti di Milano, ha patteggiato un anno e sei mesi di reclusione, con pena sospesa. L’imputato, 49 anni, era accusato di omicidio stradale. A pubblicare la notizia è il Corriere della Sera. Il giudice dell’udienza preliminare ha stabilito anche la sospensione della patente per due anni. Nel capo di imputazione gli si contestava la “colpa consistita in imprudenza, negligenza, imperizia nonché inosservanza delle norme che regolano la circolazione stradale”.

I fatti risalgono all’11 dicembre 2020. La vittima, Cristina Conforti, una impiegata amministrativa al Comune di Bresso, alle porte di Milano, stava attraversando la strada sulle strisce pedonali in via Worki, a Cinisello Balsamo e fu travolta dal bus. Le indagini della Procura condotte sul telefonino del dipendente Atm, basate sugli accertamenti del consulente Maria Pia Izzo, hanno ricostruito che la prima chiamata ai soccorritori è stata registrata alle 15,27 e che il conducente del bus ha chattato tra le 15.20 e le 15.25, cioè fino a 2 minuti prima della telefonata al 118.

“La sentenza – dice il marito di Cristiana Conforti, Franco Carpentieri, presente in aula al momento della lettura del dispositivo – mi ha lasciato amareggiato e senza parole. È chiaro che Cristina non ce la riporterà indietro nessuno ma non è una pena che le rende giustizia. L’imputato se la cava con poco e niente. Anzi, è libero di uscire di casa come se non avesse fatto nulla. Invece ha causato la morte di una persona e ha distrutto una famiglia, la mia. Non siamo per niente soddisfatti di come funziona la giustizia. Ammazzi una persona e hai quasi la certezza di cavartela con poco”. “Stando a quanto emerso dalla perizia – continua Carpentieri, parlando al Corriere – pare che l’autista fosse abitualmente collegato a queste chat durante le ore di lavoro. È come se giocasse alla roulette russa. Questo ci ha lasciato l’amaro in bocca. Fosse stato un incidente causato da un colpo di sonno o da un abbagliamento potevamo forse farcene una ragione. Ma in questo caso no”.