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Lombardia, l’asse con Calenda e Renzi e le aperture di alcuni Pd: ecco come Letizia Moratti sta preparando la sua candidatura

Il passo indietro dell'ex sindaca di Milano è un passaggio quasi obbligato prima di annunciare quella candidatura alla guida della Regione. In campo l'associazione Lombardia Migliore, mentre le dimissioni dell'ormai ex vicepresidente stanno creando più movimento nel centrosinistra che nel centrodestra. Dove a parte i leghisti pro Fontana, in pochi si sono espressi

Per giorni ha atteso una parola definitiva sulla ricandidatura di Attilio Fontana da parte dei leader di centrodestra. L’unico a parlare però è stato Matteo Salvini, a favore del governatore leghista, mentre da Fratelli d’Italia e Forza Italia solo silenzio. Così alla fine Letizia Moratti s’è dimessa da vicepresidente della Lombardia, prendendo atto che nel centrodestra, al di là del maldestro tentativo di metterla a capo della Fondazione Milano-Cortina 2026, poco si è fatto per trattenerla. Giorgia Meloni ha preferito tenere compatta la coalizione che governa il Paese con una logica di spartizione delle Regioni: il Lazio a Fratelli d’Italia, il Molise a Forza Italia e la Lombardia, appunto, alla Lega. Troppo rischioso, insomma, far saltare Fontana. Meglio la fuoriuscita di Moratti, con dimissioni che sono un passaggio quasi obbligato prima di annunciare quella candidatura alla guida della Regione che – dice lei – le era stata promessa meno di due anni fa, quando aveva dato la sua disponibilità a sostituire all’assessorato del Welfare Giulio Gallera, dopo i pasticci in periodo di Covid.

Per l’annuncio della sua candidatura non bisognerà aspettare molto, visto che Moratti prepara la sua rete da mesi ed è arrivata a un primo punto fermo appena qualche giorno fa, con il lancio dell’associazione Lombardia Migliore. Se il legame con la ormai ex vicepresidente lombarda non è ancora stato annunciato con ufficialità, alcuni membri dell’associazione si sono già espressi a favore di una sua candidatura. Per esempio Ivan Rota, referente dell’associazione per la Bergamasca ed ex parlamentare di Italia dei Valori, che con Bergamonews è stato esplicito: “L’obiettivo è raccogliere le istanze di cittadini, associazioni, terzo settore e categorie per chiedere a Letizia Moratti di essere disponibile a ben governare la Lombardia”. Per non parlare dei punti di contatto, a partire dal vicepresidente dell’associazione Tiziano Mariani, consigliere comunale di Seregno e membro dello staff di Moratti in Regione. Tra i fondatori dell’associazione anche Manfredi Palmeri, presidente del consiglio comunale di Milano ai tempi in cui l’ex ministra era sindaco e oggi consigliere regionale al Pirellone, dove lo scorso luglio ha aggiunto al simbolo del suo gruppo, “Polo di Lombardia”, l’espressione “Lombardia Migliore”. Benché a luglio una candidatura di Moratti non fosse scontata, Palmeri diceva di “valutare positivamente la sua disponibilità”. E ora Moratti potrebbe scegliere la neonata associazione come capofila per la sua corsa elettorale. Anche perché nel simbolo campeggiano in grande una “L” e una “M”, che sono sì le iniziali dell’associazione, ma anche quelle di Letizia Moratti. Un po’ come il partito francese En Marche, fa notare qualcuno al Pirellone, e il suo fondatore Emmanuel Macron.

Intanto le sue dimissioni stanno creando più movimento nel centrosinistra che nel centrodestra, a partire dalle primissime dichiarazioni a caldo. Vedi Carlo Calenda, che già a giugno aveva lanciato il nome di Moratti (“Ci sono persone di grandissima qualità anche nel campo avverso, Letizia Moratti sarebbe un’ottima candidata a fare il presidente della Regione, lo farebbe molto bene”). E oggi si è precipitato per primo a commentarne le dimissioni, dicendosi “certo che in futuro potrà dare un contributo positivo nella politica regionale o nazionale”. Seguito a ruota dalla vicesegretaria di Azione Mariastella Gelmini, che le ha dato atto di “coerenza e coraggio” e di aver “guidato con autorevolezza e prestigio la macchina della sanità lombarda durante il contrasto al Covid”. Tanto che nei corridoi del Pirellone un sostegno a Moratti della lista di Calenda e Renzi è considerato sempre più probabile. Un’evenienza che farebbe quasi di certo saltare un accordo per le elezioni lombarde tra Azione-Italia viva e Pd.

Tra i democratici a dire il vero c’è chi a sorpresa apre al suo nome, come il capogruppo in Regione Fabio Pizzul, che due settimana fa in un’intervista a Fanpage dichiarava: “Qualora la vicepresidente Moratti si smarcasse dalla colazione di centrodestra, prendendone davvero le distanze in maniera chiara e inequivocabile, cambierebbe il panorama. Si tratterebbe di una nuova fase politica. Non dico che il Partito Democratico debba correre tra le sue braccia, ma di certo dovrebbe fare importanti valutazioni”. O come il deputato lombardo Gian Antonio Girelli, secondo cui “la sua probabile candidatura non può lasciarci indifferenti”. Ipotesi tuttavia giudicata dai più impensabile, o “semplicemente folle”, come dice l’eurodeputato Pierfrancesco Majorino. No anche dalla deputata e segretaria milanese del Pd Silvia Roggiani: “Noi che ricordiamo Letizia Moratti come ministra dell’Istruzione e sindaca con vice De Corato e che l’abbiamo battuta aprendo una nuova stagione di centrosinistra a Milano saremo sempre l’alternativa a lei”.

@gigi_gno