Politica

Renzi al Senato attacca il Pd: “La vostra non è opposizione, è masochismo”. E incassa applausi e risate da Meloni, Salvini e Berlusconi

Più un attacco alle (altre) opposizioni, che al governo Meloni. Nel corso del suo intervento per le dichiarazioni di voto sulla fiducia all’esecutivo della neo presidente del Consiglio, il senatore e leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha spiegato che il gruppo Iv-Azione avrebbe votato contro, ma non ha mancato di sferrare attacchi verso Pd, M5s e Sinistra. “Vedete, dalle opposizioni ci sono giudizi diversi. Io sono accusato di essere sempre quello che per un ministero chissà che cosa fa e abbiamo visto per un ministero in più al governo Conte ter che cosa avremmo dovuto fare; poi è arrivato Draghi, altro che Conte ter”. E ancora: “Le faremo opposizione a viso aperto, ma con la politica, non con il vocabolario. Ci sono due opposizioni quest’anno, è un problema; lo dico soprattutto agli amici del Pd, perché vengo da quell’esperienza. Le prime discussioni proprio non riesco a capirle: com’è possibile che il primo tema di discussione contro il governo Meloni sia attaccarla per il merito, per il nome ‘merito’ dato a un ministero”. E poi: “Io la contesto, voto contro la fiducia, ma tra tutti gli argomenti che possiamo trovare andiamo ad attaccare il fatto della rappresentanza femminile? Questo, ragazzi, non è ridicolo, è masochismo. Presidente Meloni, lei si è messa d’accordo con loro, perché altrimenti non si spiega”, ha attaccato sarcastico, tra applausi e risate tra i banchi del governo e della stessa presidente del Consiglio, come di Silvio Berlusconi e Licia Ronzulli tra le file di Forza Italia.

Come quando, tra i brusii dei gruppi Pd e M5s, Renzi ha provocato:” Vi vedo reagire soltanto a me e non a lei, esattamente come in campagna elettorale. Vi faccio i complimenti: i risultati sono stati straordinari”.

E non è mancata nemmeno l’apertura su una possibile collaborazione con la maggioranza: “Lei ha fatto un’apertura importante sulle riforme costituzionali: se la presidente del Consiglio, se i vice presidenti, se il governo, se la maggioranza parlamentare vorrà davvero sfidarci in positivo, ad esempio, sull’elezione diretta del presidente del Consiglio, su quello che noi nel nostro programma elettorale abbiamo chiamato il sindaco d’Italia, noi ci saremo”. Per poi ironizzare, ricordando il suo tentativo bocciato alle urne con il referendum: “Lei, presidente, ieri ha detto che eventualmente andrete avanti da soli; per esperienza personale non glielo suggerirei, ma questo è un altro argomento”.