Ambiente & Veleni

Vicenza, gruppo immobiliare chiede danni per 3 milioni agli ambientalisti che avevano criticato la lottizzazione. Il giudice gli dà torto

La causa milionaria della Sviluppo Cotorossi di Vicenza contro Italia Nostra, Legambiente e il comitato cittadino Antiabusi perché si erano battuti contro la maxi-lottizzazione di Borgo Berga, quartiere della città veneta. La Corte d'appello respinge la richiesta

Si è conclusa dopo dieci anni la guerra a colpi di carte bollate tra la società immobiliare Sviluppo Cotorossi di Vicenza e i gruppi ambientalisti, tra cui Italia Nostra e il Comitato Antiabusi, che si erano battuti per impedire la lottizzazione di Borgo Berga, ai piedi del colle di Monte Berico. Si trattava di una complessa operazione edilizia, per cambiare il volto residenziale e produttivo dell’area dove sorgeva un tempo uno stabilimento tessile. Un accordo con il Comune aveva portato poi alla realizzazione del monumentale palazzo di giustizia, di cui ha beneficiato la città, ma le associazioni avevano denunciato (il primo esposto di Legambiente risale al 2013) possibili profili illeciti. I cantieri furono aperti tra i fiumi Bacchiglione e Retrone, con il rischio di danni ambientali.

Sviluppo Cotorossi ha avviato una causa civile chiedendo 3 milioni di euro di danni. Già un primo procedimento si era concluso a Vicenza favorevolmente per le associazioni, ma la società aveva insistito, rivolgendosi alla Corte d’Appello di Venezia. Il maxi-risarcimento era stato chiesto nei confronti della ex presidente vicentina di Italia Nostra, Giovanna Dalla Pozza Peruffo, di Paolo Crestadello, rappresentante del Comitato Antiabusi Edilizi e Ambientali di Vicenza, nonché di Luigi Lazzaro e Adriano Battagin di Legambiente.

I giudici lagunari della quarta sezione civile (presidente Marco Campagnolo) hanno affermato che le dichiarazioni rese alla stampa o contenute in alcuni documenti, non erano diffamatorie perché prendevano spunto da fatti veri quali il procedimento penale e i procedimenti amministrativi per illeciti urbanistici all’epoca in corso”. In un comunicato l’avvocato Maria Grazia Pegoraro, attuale presidente dell’associazione, scrive: “Il tentativo messo in atto da Sviluppo Cotorossi di tacitare l’azione e le istanze di Italia Nostra, perseguendone la presidente con cause civili milionarie, rappresenta un grave precedente, soprattutto in un momento storico in cui le decisioni degli Enti pubblici sono pesantemente condizionate dalle pressioni degli interessi economico-finanziari. Per questo sono sempre più necessarie le attività di controllo e denuncia di associazioni come Italia Nostra”.

Sviluppo Cotorossi aveva sostenuto, invece, che all’epoca aveva avviato una legittima attività edilizia nella città di Vicenza, ma che era rimasta vittima di numerose comunicazioni ritenute diffamatorie attraverso la stampa, che riportavano le prese di posizione degli ambientalisti. La società aveva poi sostenuto che i procedimenti amministrativi e penali si erano conclusi con l’accertamento della legittimità dell’intervento edilizio.

La Corte d’Appello ha respinto la richiesta di danni spiegando che “gli esposti, le dichiarazioni e le interviste fanno riferimento alla commissione del reato di lottizzazione abusiva per fatti che sono stati effettivamente oggetto di un procedimento penale per illeciti urbanistici”. Nella motivazione si ricorda come della vicenda se ne fossero occupati sia il Corpo forestale dello Stato che la Procura e il Tribunale di Vicenza, oltre all’Autorità nazionale anticorruzione e alla procura della Corte dei Conti.

C’è poi una seconda significativa considerazione: “Le aspre critiche che rappresentanti di associazioni ambientaliste hanno rivolto contro il complesso immobiliare, ritenendolo frutto di una lottizzazione abusiva, devono essere temporalmente contestualizzate. Prendevano le mosse, infatti, da un fatto storico che appariva vero, tenuto conto delle iniziative dell’autorità amministrativa, della polizia giudiziaria e della Magistratura. Anche le espressioni ‘atto criminoso contro il paesaggio’ ed ‘ecomostro’ non appaiono sostanzialmente diverse dal giudizio espresso dagli ispettori di Icomos, il Consiglio internazionale per i monumenti e i siti”. Poco importa, sostengono i giudici, se poi non vi sono state condanne, fissando un principio spartiacque in tanti processi di diffamazione: “La critica non cessa di essere lecita a posteriori per l’esito dei procedimenti avviati dalle autorità pubbliche. Le dichiarazioni vanno valutate con riferimento al momento storico in cui erano state rilasciate”.