Diritti

Giornata alimentazione, Fao: “Un terzo di ciò che produciamo viene buttato”. Coldiretti: “In Italia 2,6 milioni senza cibo. Pesano bollette”

Nel mondo si produce cibo sufficiente a sfamare 12 miliardi di persone, ma 800 milioni di individui soffrono la fame. I minori sono tra i più colpiti: 13,6 milioni di bambini ogni anno rischiano la vita a causa della malnutrizione

Quasi un terzo del cibo prodotto ogni anno viene buttato senza che venga consumato. Nel 77esimo anniversario della nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), come ogni 16 ottobre, si celebra la Giornata dell’alimentazione. L’istituto ha presentato un quadro descrittivo dei livelli di malnutrizione della popolazione mondiale, ponendo l’attenzione sul problema dello spreco alimentare: nel mondo si produce cibo sufficiente a sfamare 12 miliardi di persone, ma 800 milioni di individui soffrono la fame. Di questi, 13,6 milioni di bambini ogni anno rischiano la vita a causa della malnutrizione.

Secondo la Fao, quella in atto è la più grave emergenza alimentare del 21esimo secolo. La pandemia da Covid-19, lo scoppio della guerra in Ucraina e i fenomeni climatici estremi hanno contribuito ad affamare la popolazione mondiale. A lanciare l’allarme anche Save the Children: in media ogni anno nel mondo un milione di bambini di meno di 5 anni muore a causa della malnutrizione. A causa della grave emergenza alimentare, entro la fine del 2022, almeno 222 milioni di persone in 53 aree del mondo potrebbero dover affrontare la fame a un livello critico. Si tratta del numero più alto dall’inizio delle rilevazioni. Sono, inoltre, 45 milioni le persone che in 37 Paesi sono a un passo dalla carestia, mentre 970mila persone stanno già affrontando condizioni di questo tipo in cinque Paesi: Somalia, Sud Sudan, Afghanistan, Etiopia e Yemen. Ogni quattro secondi una persona nel mondo muore di fame. Nel 2020, 45,4 milioni di bambini sotto i cinque anni erano gravemente malnutriti. Entro la fine del 2022, si stima che questo numero possa arrivare a 59 milioni.

Per Save the Children “ogni vita persa rappresenta il fallimento politico della comunità internazionale che ha ignorato gli appelli lanciati negli scorsi mesi. L’estrema carenza di cibo, purtroppo, sta spingendo le famiglie a compiere scelte estreme che nessun genitore dovrebbe mai essere costretto a fare, come far abbandonare la scuola ai propri figli per trovare un lavoro, farli sposare prematuramente o persino rinunciare a loro in cambio di soldi. Anche in questo caso, bambine e ragazze hanno maggiori probabilità rispetto ai coetanei maschi di essere allontanate dalla scuola e sono maggiormente a rischio di matrimoni precoci o violenza di genere”. Per questo l’organizzazione ha avviato la campagna di raccolta fondi ‘Emergenza Fame‘ sulla malnutrizione e ha lanciato una petizione per chiedere al nuovo governo ulteriori investimenti per prevenire le emergenze e rafforzare le comunità locali, così da renderle meno vulnerabili alle crisi future.

Anche nel nostro Paese, infatti, le condizioni di nutrizione sono peggiorate negli ultimi 12 mesi. In Italia sono 2,6 milioni le persone costrette a chiedere aiuto per mangiare, facendo ricorso alle mense per i poveri o ai pacchi alimentari. E uno dei motivi è il caro bollette scatenato dalla crisi energetica. È quanto emerge dalle analisi di Coldiretti sui dati del Fondo per l’aiuto europeo agli indigenti (Fead), diffusi in occasione della Giornata dell’alimentazione. Con l’aumento dei prezzi del carrello della spesa cresce infatti il numero di persone che non possono più permettersi pasti regolari. I più in difficoltà sono i più deboli: le associazioni benefiche, calcola Coldiretti, hanno aiutato oltre 500 mila bambini, di età uguale o inferiore ai 15 anni, 300mila anziani, 81mila senza fissa dimora e oltre 31mila disabili. Fra i nuovi poveri – continua la Coldiretti – ci sono coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere. Ma anche chi è impiegato nel sommerso e non gode di particolari sussidi, aiuti pubblici o risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività che hanno subito i colpi della pandemia e della crisi energetica.