Mafie

Catania, blitz contro i Santapaola: uno degli arrestati faceva campagna per il presidente del consiglio comunale (eletto all’Ars)

Tra le 35 persone arrestate nell'inchiesta della Dda di Catania c'è anche Domenico Colombo, accusato di concorso esterno. Nelle scorse settimane è stato impegnato a sostegno della candidatura alle Regionali di Giuseppe Castiglione, il presidente del Consiglio comunale di Catania, il secondo più votato nel collegio etneo tra i candidati della lista Popolari e Autonomisti di Lombardo. Il politico: "Lo conosco da tanti anni, posso dire di non avere mai sospettato nulla sul suo conto"

“Simpatizzante, fino alla morte”. Così definiva il proprio rapporto con la cosca Santapaola-Ercolano, Domenico Colombo, tra le 35 persone arrestate nell’inchiesta della Dda di Catania che ha inferto un duro colpo alla famiglia di Cosa nostra etnea. Il 46enne, che è accusato di concorso esterno, è accusato di aver messo a disposizione la propria persona per “compiere qualsiasi attività illecita – si legge nell’ordinanza – impegnandosi nel traffico di stupefacenti, nelle estorsioni, nel recupero crediti e nel prestito a usura”. Colombo, che lavora anche nella Sostare – partecipata del Comune di Catania che per anni si è occupata della gestione degli stalli a pagamento –, avrebbe avuto anche un’altra passione: la politica.

Proprio nelle scorse settimane, è stato impegnato a sostegno della candidatura alle Regionali di Giuseppe Castiglione, il presidente del Consiglio comunale di Catania. Castiglione, che è estraneo alle indagini, con 5326 preferenze è stato il secondo più votato nel collegio di Catania tra i candidati della lista Popolari e Autonomisti, la formazione che fa capo all’ex governatore Raffaele Lombardo e che nei giorni prima del voto è stata colpita dallo scandalo legato all’arresto di Salvatore Ferrigno, candidato che a Palermo è accusato di aver trattato l’acquisto di voti da Cosa nostra.

Per Castiglione, invece, la tornata elettorale è andata nel miglior modo possibile e a festeggiarne l’elezione, la sera dello spoglio, è stato anche Colombo: “Siamo una squadra fortissimi”, è il messaggio, pubblicato su Facebook. Il 46enne ha pubblicato anche una foto insieme a Castiglione e altre persone. “Conosco Colombo da tanti anni – dichiara il neodeputato a ilfattoquotidiano.it – e questo perché lui lavora in Sostare e per me, dato il ruolo istituzionale, è naturale conoscere persone che operano per il Comune. Posso dire di non avere mai sospettato nulla sul suo conto. Durante la campagna elettorale si incontrano tantissime persone e si fanno altrettante fotografie. Ciò di cui sono sicuro – aggiunge – è che il mio percorso verso il voto è stato all’insegna della trasparenza e soprattutto lontano dagli ambienti che Colombo avrebbe frequentato”.

Dall’inchiesta emerge che Colombo a più riprese avrebbe palato di sé “come – sottolinea il gip – se facesse parte di un gruppo, con a capo Vincenzo Sapia”. Quest’ultimo è stato arrestato con l’accusa di appartenere al clan Santapaola. Colombo, invece, è accusato di aver dato un contributo pur non essendo formalmente affiliato. “Faceva molti favori ai Santapaola – ha detto di lui il collaboratore di giustizia Silvio Corra – Si occupava di riscuotere denaro provento di estorsione e anche di piazzare macchinette da gioco. Si mette a disposizione per qualsiasi cosa ai fini di guadagno”.

Nell’ordinanza sono riportate intercettazioni in cui Colombo avvicina soggetti legati alla criminalità per chiedere di interessarsi affinché venisse restituito uno scooter rubato o dice di essersi impegnato per agevolare la concessione di mutui nei confronti di soggetti del calibro del boss Aldo Ercolano. I carabinieri hanno captato anche dialoghi in cui Colombo si sarebbe mostrato pronto anche a organizzare atti ritorsivi. “Siamo indecisi se bruciargli tutte e tre le macchine o una sola”, dice parlando di un uomo che avrebbe ritardato a consegnare denaro alla famiglia mafiosa. In un altro caso, invece, Colombo parla di quintali di skunk di cui sarebbe entrato in possesso il già citato Sapia.

Colombo e Sapia sono accusati di essere stati i protagonisti di un’altra vicenda in cui entra in gioco un altro politico. Si tratta di Matteo Marchese, attuale consigliere comunale a Misterbianco, centro in cui l’anno scorso si è votato dopo lo scioglimento per mafia. “Va richiamata la vicenda dell’intervento di Colombo e Sapia in aiuto all’assessore comunale Marchese – si legge nell’ordinanza –. La vicenda è indicativa della vicinanza del Colombo all’associazione mafiosa e del metodo mafioso utilizzato”. L’uomo avrebbe fatto ricorso a un soggetto “di nota fama mafiosa per risolvere una controversia tra l’assessore e terzi soggetti, che avevano occupato abusivamente un terreno della famiglia”. “Non riesco a capire a cosa si faccia riferimento – replica Marchese a ilfattoquotidiano.it – Ho solo un terreno di proprietà e non è mai stato occupato. Vengo dall’associazione Libera e sono vicino alla chiesa, non chiedere mai aiuto ai mafiosi, denuncerei. Per questo parlerò con i magistrati per fare chiarezza”. Marchese, che non risulta tra i destinatari di misura cautelare, parla del proprio rapporto con Colombo: “Siamo amici, andiamo a caccia insieme, non ho mai pensato potesse essere vicino a soggetti mafiosi – continua –. Nei mesi scorsi, gli è stato concesso il porto d’armi e quando viene dato vengono fatti controlli a carico del richiedente”. Nell’ordinanza si fa riferimento anche al sostegno elettorale che Colombo e Sapia avrebbero dato a Marchese nel 2017, la tornata elettorale conclusasi in anticipo a causa dello scioglimento del comune: “Colombo mi sostenne perché siamo amici, mentre non ho idea di chi sia Sapia. Il mio nome – sottolinea – non è stato incluso nella relazione dei commissari che portò allo scioglimento, a riprova di come non ho mai avuto comportamenti equivoci”. Infine, una battuta sulla decisione di cancellare da Facebook le foto che fino a stamani lo ritraeva insieme a Colombo e Castiglione, dopo la vittoria di quest’ultimo: “L’ho fatto perché l’ho ritenuto giusto, tenerla avrebbe danneggiato sia l’immagine del deputato che la mia”.