Cronaca

Taranto, 12 medici indagati per la morte di un 19enne. “Era stato mandato a casa due volte”

Quando è arrivato per la terza volta, il 22 settembre, al Santissima Annunziata, per Leonardo Preteso non c’era già più nulla da fare. Già il 30 agosto e il 17 settembre era stato dimesso dalla struttura sanitaria. I pm hanno disposto l'autopsia e avanzano l'ipotesi dell'omicidio colposo

Per due volte in pochi giorni è andato in ospedale accusando dolori addominali, ma i medici lo hanno rimandato a casa con una terapia farmacologica. Quando è arrivato per la terza volta nella struttura sanitaria, per Leonardo Preteso, tarantino di 19 anni, non c’era già più nulla da fare. Una brutta storia quella che arriva da Taranto e su cui dovrà essere la magistratura a fare luce. La procura di Taranto ha disposto l’autopsia per accertare cosa ha provocato la morte del 19enne all’alba del 22 settembre nell’ospedale Santissima Annunziata. Il sostituto procuratore Mariano Buccoliero ha aperto un fascicolo per omicidio colposo: nel registro degli indagati sono finiti 12 medici dei diversi reparti che sono intervenuti nel corso del tempo sul giovane dal Pronto soccorso a Neurologia, da Anestesia e Rianimazione a Cardiologia, da Chirurgia vascolare a Radiodiagnostica fino a Urologia.

Nella notte tra il 21 e il 22 settembre, Preteso era arrivato in ospedale a bordo di un’ambulanza: la sua famiglia aveva chiesto un intervento del 118 quando il giovane, a causa di forti dolori addominali, aveva perso conoscenza. Giunto al Santissima Annunziata è stato ricoverato in Neurologia: i familiari sono stati rassicurati e sono tornati a casa. Alle 4.30 del mattino, però, i genitori sono stati chiamati dal medico perché il giovane non stava bene e dovevano tornare in ospedale. Il 19enne aveva avuto un arresto cardiaco ed era stato intubato: poi mentre lo sottoponevano a una tac avrebbe avuto un secondo arresto e i medici avevano accertato anche un’emorragia di cui, secondo la denuncia dei familiari, non era stata accertata la causa. Attorno alle 6, il decesso. Ma dalla denuncia è emerso anche che già nelle settimane precedenti il 19enne era entrato in ospedale: il 30 agosto e il 17 settembre, cinque giorni prima della sua morte, era stato portato dai familiari al pronto soccorso sempre per dolori addominali, ma era stato dimesso ed era tornato a casa.

Come sempre, in questi casi, l’apertura dell’inchiesta è un atto dovuto: dopo la denuncia dei familiari, che si sono rivolti allo studio “Studio3A”, società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, e all’avvocato Daniele D’elia, il magistrato ha infatti disposto l’esecuzione dell’autopsia: il consulente del pubblico ministero, il medico legale Antonio De Donno, dovrà accertare le cause del decesso del giovane e poi formulare la sua valutazione sulle cure e gli esami a cui Preteso è stato sottoposto e individuare se ci sono eventuali responsabilità penali. L’incarico al professor De Donno sarà affidato il 29 settembre prossimo e subito dopo il medico eseguirà l’autopsia. In una nota inviata alla stampa, lo Studio 3A ha spiegato che in una delle prime visite al 19enne, il neurologo aveva disposto le dimissioni prescrivendo di eseguire una risonanza magnetica e di tornare con l’esito un mese dopo.

I genitori hanno subito prenotato, privatamente per fare il più in fretta possibile, e il giovane si è sottoposto alla risonanza il 6 settembre: l’esame ha rivelato un “difetto di flusso dell’arteria carotide come da probabile dissezione”. Il 17 settembre, quando i sintomi erano tornati, Leonardo era tornato in ospedale con il referto e il medico, anche in questa circostanza, non ha ritenuto di ricoverare il paziente per immediati e ulteriori accertamenti, ma, dopo una visita risultata ancora “negativa”, lo ha rimandato a casa prescrivendogli della cardioaspirina. Solo cinque giorni più tardi, purtroppo, l’ultima corsa in ospedale è stata inutile.