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Referendum Cuba, il 66% ha detto sì al nuovo Codice della famiglia: ok a maternità surrogata, matrimoni e adozioni gay

Il nuovo Codice sostituisce quello del 1975. “Da oggi saremo un Paese migliore. L’amore è già legge”. Con queste parole, il presidente della repubblica cubana Miguel Díaz-Canel ha festeggiato l’esito del referendum, così come hanno fatto molti cittadini in varie città dell’isola. Soddisfazione anche tra le organizzazioni attive sul fronte dei diritti. Ad opporsi, oltre alle opposizioni, anche la Conferenza episcopale cubana

Cuba ha detto sì. Con oltre il 66% dei voti favorevoli, i cittadini del Paese caraibico hanno approvato il nuovo Codice della famiglia che prevede, tra le altre cose, unioni e adozioni per coppie dello stesso sesso. Una svolta a tinte arcobaleno, nel Paese della rivoluzione dei barbudos, che lo stesso governo dell’Avana ha sostenuto fortemente. Come comunicato dalla presidentessa del Consiglio nazionale elettorale di Cuba, Alina Balseiro, circa il 74% degli oltre 7 milioni di aventi diritto si è recato alle urne domenica 25 settembre per votare al referendum. Netta l’affermazione dei favorevoli alla riforma: quasi 4 milioni (circa il 66%) i ‘Sì’, quasi 2 milioni (circa il 33%) i ‘No’.

Il nuovo Codice sostituisce quello del 1975. “Da oggi saremo un Paese migliore. L’amore è già legge”. Con queste parole, il presidente della repubblica cubana Miguel Díaz-Canel ha festeggiato l’esito del referendum, così come hanno fatto molti cittadini in varie città dell’isola. Soddisfazione anche tra le organizzazioni attive sul fronte dei diritti, a partire dal Cenesex, il Centro nazionale di educazione sessuale cubano diretto dalla deputata Mariela Castro, figlia dell’ex presidente Raúl e tra le principali promotrici della riforma. Anche il padre, che ha votato a Playa, nella Capitale, accompagnato da alcuni parenti, si era speso per sostenere il testo.

Le novità che caratterizzano il nuovo Codice della famiglia sono innanzitutto matrimoni e adozioni omosessuali, ma anche la maternità surrogata. Tra le novità, poi, anche l’aumento delle pene per la violenza domestica e di genere, la possibilità di scegliere per i figli il cognome del padre o della madre e il divieto di matrimoni precoci. Un altro aspetto è la possibilità per i nonni di acquisire la responsabilità genitoriale. Responsabilità, quindi, e non l’autorità genitoriale sancita nel 1975: questo ha elevato i minori a soggetti di diritto. La riforma sancisce infatti l’uguaglianza di genere e l’obbligo per i genitori di “fornire stabilità emotiva ai propri figli, contribuendo al libero sviluppo della loro personalità in base alle loro capacità, abilità e vocazioni”. Allo stesso tempo vengono cristallizzati nuovi diritti per persone con disabilità – anche attraverso l’introduzione di istituti come l’affidamento e il difensore civico della famiglia – e per anziani e assistenti: spicca il riconoscimento di diritti a favore dei caregiver, in un Paese che si colloca tra i primi tre in America Latina per anzianità della popolazione. E che nei prossimi anni diventerà il più vecchio a livello anagrafico.

Ma a far notizia sono soprattutto le unioni gay. Dopo la svolta del Costa Rica, Cuba è il primo paese dei Caraibi e il secondo del Centroamerica a legalizzarle. “È un codice pluralista, che riconosce tutti i tipi di famiglia che esistono”, ha ripetuto il presidente Díaz-Canel. Non a caso, tra i contrari all’approvazione del nuovo codice non c’erano solo gli oppositori del governo e del sistema socialista in generale, ma anche la Conferenza episcopale cubana. “L’introduzione nella nostra legislazione dei contenuti della cosiddetta ideologia di genere non giova alla famiglia cubana”, avevano affermato i vescovi in una nota sul proprio sito web. Tra i punti più controversi proprio il matrimonio tra persone dello stesso sesso, le adozioni omosessuali e la maternità surrogata. Gli stessi vescovi, però, si erano espressi a favore di altri punti della riforma, come l’aumento delle pene contro la violenza domestica e la tutela dei diritti di anziani e minori.

La decisione alle urne è la conclusione di un percorso articolato. Dopo una prima approvazione da parte dell’Assemblea nazionale del potere popolare – il Parlamento cubano – il testo ha affrontato un percorso di “consultazione popolare”: nei mesi scorsi sono stati gli stessi cittadini, nelle varie località dell’isola, a esprimersi preliminarmente su una bozza di Codice, proponendo modifiche, aggiunte o eliminazioni. Il Parlamento si è nuovamente espresso attraverso la versione finale, approvata infine con il referendum. Una ventata arcobaleno condivisa, dunque, nonostante le preoccupazioni per l’imminente arrivo dell’uragano Ian che tengono Cuba con il fiato sospeso. Per il Paese si apre una nuova pagina sul fronte dei diritti civili. Fino al 1979 l’omosessualità era punita e repressa, poi venne depenalizzata. Nel 2010 arrivarono le scuse di Fidel Castro per un passato di cui lo stesso Partito Comunista si vergognava. Oggi il “processo rivoluzionario” ha aggiunto un nuovo tassello. E Cuba ha detto sì.