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Elezioni 2022, boom di video fatti dentro la cabina elettorale e postati su TikTok: cosa rischia chi lo ha fatto

Nonostante ci sia una legge a vietarlo, qualcuno si ostina a scattare foto o registrare filmati in cabina elettorale. A Chieti un uomo è stato denunciato e il telefono sequestrato dalle forze dell'ordine, lo riporta Il Messaggero 

Foto e video con il cellulare nella cabina elettorale, si sa, non sono ammessi. Eppure, stando a quanto riportato da Il Messaggero, qualcuno si ostina a farlo. Come a Chieti, dove un uomo di 60 anni aveva acceso il cellulare per riprendere il momento in cui votava. Ad accorgersene è stato il presidente del seggio, che è quindi intervenuto. Il telefono è stato sequestrato dalle forze dell’ordine e il signore denunciato. Non solo, qualcuno posta i video anche sui social. Come un utente che ha pubblicato un filmato su TikTok in cui, matita alla mano, segnava una croce sul partito scelto: “Oggi si vota così”, ha scritto nel filmato che attualmente conta 1.7 milioni di visualizzazioni. “È illegale”, “Hai commesso un reato”, “La polizia postale ringrazia”, sono stati alcuni commenti sotto al video condiviso ieri 25 settembre. Cosa rischia adesso? A chiarirlo è la legge 96 del 2008, che all’articolo 1 sancisce: 1. Nelle consultazioni elettorali o referendarie è vietato introdurre all’interno delle cabine elettorali telefoni cellulari o altre apparecchiature in grado di fotografare o registrare immagini. 2. Il presidente dell’ufficio elettorale di sezione, all’atto della presentazione del documento di identificazione e della tessera elettorale da parte dell’elettore, invita l’elettore stesso a depositare le apparecchiature indicate al comma 1 di cui è al momento in possesso. 3. Le apparecchiature depositate dall’elettore, prese in consegna dal presidente dell’ufficio elettorale di sezione unitamente al documento di identificazione e alla tessera elettorale, sono restituite all’elettore dopo l’espressione del voto. 4. Chiunque contravviene al divieto di cui al comma 1 è punito con l’arresto da tre a sei mesi e con l’ammenda da 300 a 1000 euro. Questa misura è volta ad assicurare la segretezza dell’espressione del voto nelle consultazioni elettorali e referendarie.