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Gas e difesa: il binomio che plasma le alleanze euromediterranee. Israele in grado di rimpiazzare il 10% del gas russo

Israele può giocare la doppia carta dell'energia e della tecnologia militare mentre divampa la crisi energetica, con la Germania che preferisce la tecnologia di Tel Aviv a quella di Washington

La Grecia acquista 24 caccia Rafale dalla Francia e, forse, anche un paio di F35 dagli Usa; la Germania si rifà il look alla voce armi e veicoli dopo l’invasione dell’Ucraina, investendo 100 miliardi che si sommano all’annuale budget del governo federale da circa 50 miliardi; Israele ed Egitto rafforzano la rete del gas con Cipro e si preparano a dare consistenza alle nuove scoperte di gas nel giacimento Kronos, dopo Zohr e Nohr.

Difesa e energia – Difesa ed energia vanno sempre più a braccetto mentre divampa la crisi energetica, con il vecchio continente che è di fatto laboratorio di nuove strategie. Israele può fornire circa il 10% del gas che l’Europa ha ricevuto dalla Russia l’anno scorso, ha assicurato il primo ministro israeliano Yair Lapid. Anche per questa ragione la Germania, alle prese con la forte riduzione dei flussi da Mosca, sta lavorando ad un’infrastruttura adeguata per consentire le importazioni di gas da nuovi partner. L’intreccio gas & difesa si evidenzia proprio in questo ambito: Berlino sta per comprare il sistema di difesa missilistico israeliano Arrow 3 come parte degli sforzi tedeschi per rafforzare le sue forze armate. Il sistema in questione, prodotto da Israel Aerospace Industries, ha un costo di 2 miliardi di euro e dovrebbe essere preferito da Berlino, rispetto al sistema Thaad della statunitense Lockheed Martin, perché in passato è riuscito a respingere di migliaia di razzi di Hamas. In Germania però si discute sulla bontà dell’opzione Arrow, anche perché il prezzo potrebbe lievitare. Ogni batteria ha un prezzo di 170 milioni, mentre ogni intercettore costa circa 3 milioni, a cui vanno sommati i costi di formazione e manutenzione. Inoltre il suolo tedesco è molto più vasto di quello israeliano, per cui Berlino avrebbe necessità anche di una maggiore rete di radar.

Nuove alleanze – Il tema non solo è stato al centro della conferenza stampa congiunta tra Lapid e Scholz, ma rappresenta la cartina di tornasole per individuare lo schema delle nuove alleanze che si stanno distendendo tra Europa centrale e versante mediterraneo. Israele svolgerà un ruolo nella costruzione della nuova forza di difesa della Germania, in particolare nell’area della difesa antiaerea, ha assicurato Lapid: “Si tratta del nostro impegno generale per la sicurezza della Germania, per la sicurezza dell’Europa, per la capacità delle democrazie liberali di difendersi”. La sicurezza dell’Europa, passaggio citato dal primo ministro israeliano, tocca inevitabilmente anche (o soprattutto) le infrastrutture energetiche, diventate vitali per le economie dei paesi interessati e che, conseguentemente, vanno protette in maniera diversa rispetto al passato. Nessuno ha dimenticato la minaccia armata da parte della Marina turca contro la nave Saipem dell’Eni impegnata nelle indagini a largo di Cipro: era il febbraio 2018 e da allora le dinamiche energetiche e geopolitiche si sono, se possibile, complicate ulteriormente.

Il ruolo di Israele – Tel Aviv punta quindi ad essere regista degli ammodernamenti militari di cui necessitano i paesi più o meno limitrofi. La Grecia al fine di contrastare la flotta di droni turchi Bayraktar e Anca che operano a Cipro e nell’Egeo ha comprato tre UAV MQ-9B SeaGuardian e due stazioni di controllo a terra dagli Stati Uniti per un costo complessivo di quasi 400 milioni di euro, oltre ad uno scudo antidrone israeliano per coprire le isole e i luoghi critici del paese. Israele sta però anche provando a non chiudere la porta al tentativo turco di riallacciare relazioni diplomatiche e commerciali: il presidente Recep Tayyip Erdogan, che quest’anno festeggia il record di esportazioni turche in Egitto (con 2,8 miliardi di dollari), ha capito che per affrontare da protagonista la partita del gas non può fare a meno di Israele e di altri “ex nemici” come Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. E’ la realpolitik energetica, adesso, a guidare le policies più di vecchie ideologie di ieri.

@FDepalo