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I pendolari Trenord si ritrovano i biglietti più cari. In Europa misure per abbassare i prezzi, in Lombardia vengono adeguati all’inflazione

Per chi viaggia sui treni, dal primo settembre sono aumentati del 3,82% i titoli ordinari. Una conseguenza diretta della delibera regionale che stabilisce il tetto massimo dell'adeguamento all’indice di inflazione. Rincari anche per il trasporto locale, pure in altre 4 Regioni

Dopo i disservizi (vedi Passante ferroviario di Milano chiuso per settimane), al ritorno dalle vacanze i pendolari lombardi si sono trovati con i biglietti del treno più cari di prima. E gli aumenti sono scattati nelle scorse settimane anche per chi si sposta in autobus in diverse città, come Mantova, Cremona, Brescia e Bergamo. A Milano, invece, il rincaro del biglietto ordinario da 2 a 2,20 euro è stato congelato per tutto settembre e ottobre. A novembre, dopo le elezioni, si vedrà. Ma è improbabile che i milanesi potranno scansarlo, visto che questo aumento, come gli altri, è l’aggiornamento delle tariffe in base all’inflazione, aggiornamento consentito dalla normativa nazionale. E visto che quest’anno l’inflazione è alle stelle, i rincari si fanno sentire più del solito.

Per chi viaggia sui treni di Trenord, dal primo settembre sono aumentati del 3,82% i titoli di viaggio ordinari, corse singole e abbonamenti e dell’1,91% i titoli integrati come ‘Io viaggio in Lombardia’, ‘Io viaggio in provincia’ e ‘Trenocittà’. Per la compagnia ferroviaria, proprietà per metà della controllata regionale Fnm e per metà di Trenitalia, gli aumenti sono una conseguenza diretta della delibera regionale che è stata approvata quest’estate dalla Regione, come del resto accade ogni anno dal 2014. La delibera stabilisce il tetto massimo dell’adeguamento all’indice di inflazione applicabile a tutti i contratti del Trasporto pubblico locale (Tpl), su gomma e ferro. Il tetto è stato fissato quest’anno al 7,64% e poi tradotto al ribasso sui biglietti di Trenord, in virtù delle decurtazioni applicate sulla base degli obiettivi di qualità del servizio non raggiunti dall’azienda. Gli aumenti sui treni regionali, in sostanza, sono stati più bassi di quanto avrebbero potuto essere grazie ai continui disservizi che nel corso dell’anno hanno vessato i pendolari.

Per quanto riguarda gli autobus, tra quanto previsto dalla delibera regionale e l’aumento dei biglietti c’è un passaggio intermedio: quello delle agenzie di bacino del Tpl, che decidono se applicare e come spalmare gli aumenti consentiti sulle varie tipologie di biglietti e abbonamenti. Così, se a Bergamo il biglietto urbano valido 75 minuti è passato da 1,3 a 1,5 euro, con un aumento del 15%, a Milano per il momento l’aumento da 20 centesimi previsto è stato congelato. Ma per far fronte al mancato adeguamento agli indici Istat è stato stimato che servano dai 15 ai 17 milioni di euro. Se non si trovano tra le pieghe del bilancio del comune e la regione non vuole metterceli, non resta che sperare in qualche intervento del nuovo governo che vada la di là del bonus da 60 euro per gli abbonamenti previsto dal decreto Aiuti per chi non supera una certa soglia di reddito.

Altrimenti i biglietti sono destinati ad aumentare non solo a Milano, ma anche nel resto dell’Italia, che si troverà ancora più distante da Paesi che in tempi di crisi energetica, oltre che climatica, han deciso di favorire il trasporto pubblico abbassandone i costi per gli utenti, anziché alzandoli. Come la Spagna, dove dal primo settembre fino a fine anno il costo di abbonamenti e biglietti per le tratte locali e di media distanza controllate dallo Stato verrà rimborsato interamente. O come la Germania, dove nei tre mesi estivi per gli abbonamenti ai trasporti pubblici locali e regionali è stato fissato il prezzo simbolico di nove euro mensili.

In Italia, invece, gli aumenti legati all’inflazione sono già stati definiti in altre quattro regioni oltre alla Lombardia. Secondo una ricognizione del Sole 24 ore, hanno approvato la delibera di adeguamento dei prezzi consentito dalla norma nazionale anche Piemonte, Campania, Marche e Puglia. A Torino, per esempio, già da inizio luglio il biglietto integrato metropolitano, valido entro la prima cintura sulla rete urbana e suburbana, sulla metropolitana e sulle linee ferroviarie Trenitalia e Gtt, è passato da 2,70 a 3,50 euro, mentre il biglietto semplice per muoversi in città è rimasto invariato a 1,70 euro. A Napoli dal primo agosto la corsa semplice urbana Anm è salita a 1,2 euro, con un rincaro di 10 centesimi. Nelle Marche gli aumenti sono stati modulati in base alla fascia chilometrica, fino a un massimo del 15%, ma al momento non sono ancora stati applicati dalle aziende di trasporto locale.

@gigi_gno