Società

“In Bosnia per insegnare ai bambini a giocare a calcio: così ho passato l’estate dopo la maturità. Molti non avevano mai visto un pallone”

Gioele Mantovani ha 19 anni ed è cremonese. Ha un diploma al liceo scientifico sportivo ed è appena tornato da Bihac, città bosniaca al confine con la Croazia e attraversata dal fiume Una: un centro di 60mila abitanti

Finite le Superiori, Gioele Mantovani, 19enne di Cremona, non ha avuto alcun dubbio ed è partito per un’esperienza di volontariato all’estero. E così, ha deciso di avvicinarsi alla realtà del terzo settore promossa dalle Acli seguendo un corso di formazione a Brescia. Lo ha incoraggiato la madre, che gli ha suggerito di informarsi sull’attività di portata avanti dalla ong Ipsia Terre e Libertà, che organizza campi di volontariato nell’est Europa e in Africa. “Quindi – racconta a ilfattoquotidiano.it – ho scelto di andare in Bosnia per alcune settimane ad insegnare ai bambini tra i 6 e i 12 anni a giocare a calcio. Nella maggior parte dei casi non avevano mai toccato un pallone in vita loro”. Gioele, un diploma al liceo scientifico sportivo, è appena tornato da Bihac, città bosniaca al confine con la Croazia e attraversata dal fiume Una: un centro di 60mila abitanti che nel Basso medioevo fu capitale del Regno di Croazia.

L’obiettivo del campo di volontariato era quello di creare attività sportive, ma Gioele e gli altri sette operatori provenienti da tutta Italia che con lui hanno condiviso l’esperienza in Bosnia sono stati per questi bambini anche formatori ed educatori: “Mi ha colpito molto il fatto che – osserva Gioele – questi ragazzini, pieni di energia e voglia di imparare uno sport, non avevano mai visto tante persone prendersi cura di loro e organizzare per loro attività sportive con lo scopo di accompagnarli in un processo di crescita non solo sportivo ma anche sociale”. Tre ore di attività, ogni giorno, nei vari campi di calcio nei dintorni di Bihac: per i piccoli bosniaci, 300 quelli coinvolti nelle attività ludico-sportive, si è trattato di “un’esperienza davvero unica”. Per loro, aggiunge Gioele, “è stato come fare un provino per il Real Madrid”. Un’esperienza fantastica per i bambini, “ma anche per noi istruttori”, racconta Gioele. “Con i più grandicelli parlavamo in inglese, coi più piccoli a gesti”, spiega sorridendo. Un’esperienza, quella maturata in Bosnia, che il giovane volontario cremonese consiglierebbe agli amici e che lo stesso Gioele potrebbe presto ripetere: “Secondo me andrebbe fatta subito dopo la Maturità. È l’età giusta per far sì che l’impegno nel mondo del volontariato ti possa far crescere come persona”. Ma non sono certo progetti da prendere alla leggera, con superficialità. “Devi portarli avanti con la giusta mentalità. Devi adattarti anzitutto a vivere con persone che non hai mai visto prima ed io infatti non conoscevo gli altri ‘colleghi’ operatori. Inoltre devi manifestare empatia verso le altre persone, a maggior ragione se sono bimbi. Là in Bosnia era come se fossi il loro fratello maggiore”.