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Stray: il videogioco che vi mette al comando di un gatto, in un futuro distopico, si distingue per l’ottimo lavoro sul comparto sonoro

Annapurna e BlueTwelve Studio presentano sulle console Sony e su PC Stray, l’avventura di un gatto randagio in una città totalmente abitata da esseri meccanici, una storia decisamente interessante che parla del rapporto tra esseri biologici e meccanici, con molti miagolii di sottofondo.

Il gioco ci mette direttamente ai comandi di un anonimo gatto rosso, che dopo una sfortunata caduta si trova separato da resto del suo branco; al suo risveglio il micio si imbatte in quella che sembra essere una città abbandonata, ma che in realtà custodisce un segreto; dove sono finiti tutti gli umani? e come mai quelli che hanno tutta l’aria di essere degli androidi hanno paura di un piccolo gatto?

L’interazione tra i due protagonisti però è davvero unica, non risultando mai noiosa, ma raccontando perfettamente una fiaba moderna dove un piccolo drone e un gatto randagio si aiutano a vicenda, con un concept ispirato e che non si vedeva da molto in questo genere di videogiochi.

Graficamente Stray è molto “furbo”, camuffando bene la grafica curata ma di certo non da Next Gen, con effetti di luce e un sapiente uso della telecamera, tutto a sottolineare quanto sia carino il protagonista e i suoi modi identici a quelli di un gatto reale, in un ambiente quasi totalmente scriptato; questo potrebbe sembrare un male, ma in realtà in Stray rappresenta molto bene come il linguaggio dei videogiochi possa seguire una storia anche se “pilotata” ed è proprio in questi momenti che il titolo di BlueTwelve Studio da il meglio di se, parlando di rapporti uomo/ macchina e risultando molto attuale sotto diversi punti di vista; purtroppo le parti di esplorazione libera tendono a spezzare tutta l’empatia del giocatore, riducendosi a spazi decisamente vuoti, con puzzle quasi noiosi, dove l’unica cosa da fare è raccogliere un oggetto e portarlo al suo posto, una pecca che poteva essere evitata rendendo il gioco più stimolante dato il suo protagonista e le sue peculiarità.

Le musiche di Stray sono piacevoli e sottolineano bene i momenti più importanti, anche se sono i suoni prodotti il vero tocco di classe del gioco, tra miagolii e effusioni che, se giocato sulla console Sony, escono attraverso il pad e le fusa a schermo c’è davvero da fare un plauso per l’ottimo lavoro svolto da questo punto di vista.

Stray dunque è un gioco per tutti? Indubbiamente si ed è capace di regalare qualche ora spensierata ad ogni tipo di giocatore ma sotto la sua anima fatta per gli amanti dei gatti la sostanza è poca, e difficilmente vi lascerà qualcosa che ricorderete. In fondo non tutti i giochi possono essere capolavori, a volte basta anche un indie con un gattone rosso che vi fa le fusa, per dimenticare una brutta giornata di lavoro.