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Gran Bretagna, com’è andato il primo faccia a faccia tra Sunak e Truss: tra tasse e inflazione, la lotta per succedere a Boris Johnson

In prima serata sulla BBC il dibattito tra i due contendenti al 10 di Downing Street: l'ex cancelliere dimissionario è indietro nei sondaggi e si attacca all’ultima chance di rimonta in tv. La nuova lady di ferro si mostra determinata e a suo agio: contrattacca con i suoi successi in Ucraina e va dritta sul taglio immediato delle tasse

Pochi applausi, molte interruzioni, qualche battuta sulle scarpe costose di lui versus gli orecchini economici di lei, nessun urlo – che in fondo sono inglesi – e alla fine un quasi pareggio tra Rishi Sunak e Liz Truss al termine dell’attesissimo “Our next prime minister”: il primo faccia a faccia in prima serata sulla BBC tra i due contendenti al 10 di Downing Street.

L’incandescente terreno di battaglia scelto per questo scontro politico cruciale per l’intera nazione è Stoke on Trent, la storica roccaforte laburista nelle Midlands caduta clamorosamente nelle mani di Boris Johnson alle elezioni del 2019. Come a ricordare ai contendenti che dopo aver defenestrato Johnson toccherà a uno di loro due, il nuovo primo ministro, l’ardua missione di salvare i conservatori da un tonfo alle politiche del 2024.

E se la pressione non fosse forte abbastanza sui due tory ambiziosi, spietati e agguerritissimi, Sunak è pure indietro nei consensi tra i conservatori alla base del partito che proprio la prossima settimana riceveranno le schede per votare il loro prossimo leader. L’ex cancelliere dimissionario si attacca dunque all’ultima chance di rimonta in tv e così continua a interrompere la Truss, parla a raffica, ripete il mantra della sua famiglia di immigrati indiani che hanno fatto successo dal niente, rilancia la sua onestà nel sostenere che non si possano abbassare le tasse in questo momento di inflazione ai massimi, anche di fronte al pubblico impoverito.

Un candidato premier elegante e disperato contro la nuova lady di ferro, che si mostra invece determinata e a suo agio: contrattacca con i suoi successi in Ucraina, va dritta sul taglio immediato delle tasse e loda il gusto nel vestirsi del suo avversario. Il costo oneroso della vita è il primo tema, l’inflazione impazzita è il nemico numero uno: “Dobbiamo agire immediatamente. Il popolo è in difficoltà, annullerò l’aumento delle tasse (applicato da Sunak), e farò una moratoria temporanea delle imposte ecologiche sulle imprese per far crescere gli investimenti”, dice la Truss. Sunak le va sopra furioso, accusandola di “promettere tagli senza copertura finanziaria pari a quasi 40 miliardi di debito pubblico che provocheranno un balzo dei tassi di interesse al 7% a gravare sulle spalle delle nuove generazioni, figli e nipoti. Altro che vincere i laburisti alle elezioni”, dice il 42enne miliardario, padre di due bambine. Per la Truss, 47 anni oggi, si tratta di un linguaggio negativo e ‘declinista’: “Chiunque alzi le tasse in questo momento danneggia l’economia e provoca la recessione”. Stoccata al cancelliere.

La Cina – Ministro degli Esteri una, ex ministro delle Finanze l’altro si scagliano con visioni contrastanti sui pericoli economici e tecnologici rappresentati dal partner principale del Regno Unito per le importazioni, al sesto posto per le esportazioni. “Fino alla settimana scorsa spingevi per il rafforzamento delle relazioni, ma non dobbiamo fare lo stesso errore fatto con la Russia, diventando dipendenti dalla Cina”, dice Truss accusando Sunak, che per parte sua le contesta subito il viaggio fatto per approfondire le relazioni sulla sicurezza alimentare e tecnologica con il colosso asiatico. Il piano dichiarato di diventare indipendenti dalle super potenze straniere è in agenda per entrambi i candidati che promettono di mantenere l’impegno in Ucraina.

Boris Johnson – Sunak nell’occhio del ciclone per aver tirato la spallata al premier britannico, dice di aver agito per principio viste le divergenze sulla sua condotta e sulle politiche economiche. “Ma ha fatto la Brexit e per questo gli do un 10”, è il voto del suo cancelliere dimissionario. Nella pagella di Truss invece Johnson si becca un 7, perché si “ha fatto degli errori anche se non erano abbastanza seri per essere rigettato dal partito” dice lei, che gli è rimasta fedele.

Tornerà? La sua attuale ministra degli Esteri sostiene che sicuramente l’esuberante e indomito ex leader ricoprirà nuovi ruoli politici ma non entrerà nel suo gabinetto se dovesse diventare premier. Né tantomeno in quello di Sunak che vuole portare cambiamento nel partito. Un partito che ha il disperato bisogno di ritrovare unità e anche da questo dipenderanno le sorti dei due rivali. Cosí dopo 58 minuti di attacchi, Truss e Sunak si riconciliano, tessono le lodi reciproche, accettano di lavorare nella stessa squadra, si definiscono membri della stessa famiglia e tornano a casa con un sondaggio che dà il 39% di preferenze a Sunak e il 38% alla Truss. L’estate politica britannica si preannuncia bollente, fino all’esito del voto di lunedì 5 settembre.